Le dimissioni del Pontefice
Ratzinger, la convinvenza impossibile tra due Papi
di Andrea Morigi Due Papi, una sola Santa Sede. Non era mai accaduto che un Pontefice si trovasse a pochi passi di distanza dal proprio predecessore, vivo e vegeto e in grado, anche dopo aver abbandonato la Cattedra di Pietro, di influenzare la vita della Chiesa, forse più di quanto non lo abbia potuto fare durante il Pontificato. Tutto, compreso il luogo del ritiro, un convento all’interno delle mura vaticane, sembra indicare che l’ex Benedetto XVI abbia scelto la clausura, per prepararsi serenamente alla vita eterna. Pare ormai certo che la progettata enciclica sulla fede non vedrà la luce, sebbene fosse ormai avviata verso la conclusione. Rimarrà una bozza, come la Humani generis unitas, commissionata da Papa Pio XI nel giugno del 1938 al gesuita statunitense John LaFarge per combattere le teorie razziste del regime nazionalsocialista tedesco. Poi il Papa morì e quell’atto di Magistero non fu mai pubblicato. Ma Joseph Ratzinger non è ancora morto e continuerà a lavorare, come sostiene suo fratello don Georg, assicurando che «non sarà completamente pensionato. Non resterà seduto ad aspettare che finisca il giorno». Siccome Benedetto XVI ha manifestato l’intenzione di proseguire negli studi di teologia, rivela, «stanno installando una piccola scrivania» e «stanno già ammobiliando l’appartamento». Se ne stanno occupando le quattro consacrate dell’associazione laica cattolica Memores Domini che attualmente si prendono cura del Santo Padre e lo seguiranno anche nella nuova dimora. Mancherà il maggiordomo, ma visti i precedenti è consigliabile farne a meno. In Vaticano, a sentire il direttore della Sala Stampa padre Federico Lombardi, si libererebbero volentieri anche dell’imbarazzo della convivenza, se questo potesse contribuire ad assecondare la volontà dell’attuale Pontefice. Se volesse tornare in Germania, sarebbe libero di farlo. Non sanno nemmeno bene come rivolgersi al personaggio più ingombrante che sia mai capitato. «È ancora presto per sapere quale titolo avrà Benedetto XVI dopo il 28 febbraio, data nella quale diventerà operativa la sua rinuncia al Pontificato, posso però assicurarvi che la sua sarà una presenza discreta, non interferirà in nessun modo con l’azione del suo successore», anticipa padre Federico Lombardi. Se lo augura, almeno. «Certamente sarà il vescovo emerito di Roma, ma come lo chiameremo non so ancora dirlo, mi sembra difficile che chi è stato Papa potrà essere di nuovo il cardinale Ratzinger», ha aggiunto il portavoce vaticano. «Non posso dirvi nemmeno che fine farà l’anello del Pescatore che viene spezzato alla morte del Papa», ammette precisando che «adesso le persone competenti si stanno riprendendo in mano la Costituzione Apostolica e le norme per adattarle alla situazione». «Posso supporre però - ha ipotizzato - che se l’anello è per sigillare forse andrà spezzato ugualmente». «Dovremo chiarire - ha spiegato padre Lombardi - anche altre questioni procedurali, così come il colore dell’abito che indosserà il Santo Padre dopo la rinuncia«. Resta chiaro comunque che non farà parte del Collegio Cardinalizio perché «il Papa non è un cardinale. Come Papa è il capo del Collegio, e dopo la rinuncia non è previsto che partecipi al Conclave, che è l’atto fondamentale che in un certo senso determina l’esistenza stessa del Collegio Cardinalizio». Se avrà un ufficiale di collegamento con la Sede apostolica, potrebbe essere monsignor Georg Gaenswein nominato recentemente dal Papa arcivescovo e prefetto della Casa Pontificia, incarico che potrebbe continuare a svolgere anche con il nuovo Pontefice. Quale sarà la sorte dello storico segretario personale di Benedetto XVI, è ancora da chiarire. Lui, intanto, per sottrarsi alla curiosità e alle pressioni, ha dato forfait alla presentazione del volume Benedetto XVI. Il Papa visto da personaggi famosi, prevista per domani presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Non se lo aspettava nemmeno lui, evidentemente.