Scintille

Pensioni, scontro sul decreto tra Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan

Andrea Tempestini

Scontro ai vertice del governo. Il "mansueto" Pier Carlo Padoan si ribella, forse per la prima volta da che Matteo Renzi lo ha catapultato al vertice di via XX Settembre. Il campo di battaglia sono le pensioni, la sentenza della Consulta sull'indicizzazione dell'assegno che terremota Palazzo Chigi e le casse dello Stato. Da par suo, il premier, propone un decreto per rinviare a settembre i rimborsi, per prendere tempo e, dunque, diluire l'impatto della sentenza della Suprema Corte. Un'idea, quella del rinvio (post-elettorale, ndr), che però non piace affatto a Padoan, che non nasconde le sue perplessità. Al pari dell'Unione Europea, il titolare dell'Economia chiede di risolvere al più presto la questione. L'ultima ipotesi - Secondo quanto ricostruito da Il Messaggero, Renzi si sarebbe recato al Colle mercoledì, per spiegare a Sergio Mattarella come il peso finanziario della sentenza potrebbe obbligare il governo a intervenire pesantemente con la legge di Stabilità di settembre. Nuove tasse in vista, dunque. E per evitarle, Renzi, tenta di prendere tempo. In questo contesto, un decreto potrebbe comunque essere licenziato già lunedì. Secondo le ultimissime indiscrezioni, potrebbe essere trovata una soluzione di compromesso. La bozza è stata anticipata dal sito del Corriere della Sera, in cui si spiega che l'idea è rimborsare 4-5 volte il minimo (sopra alla soglia gli arretrati si ridurrebbero molto velocemente). Il rimborso potrebbe avvenire in modo graduale: nel 2015 l'esborso potrebbe non essere superiore a 2,5 miliardi. Ma, come detto, resta concreta anche l'ipotesi di un rinvio del decreto a dopo il voto amministrativo. Il precedente - Uno scontro, quello tra Padoan e Renzi, che ricorda da vicino quello che si consumò nell'ultimo governo Berlusconi, quando la "guerriglia" era tra il Cavaliere e Giulio Tremonti. Uno scontro (relativamente) simile anche per quel che concerne le parti: all'epoca, proprio come oggi, il ministro dell'Economia si schierava compatto al fianco dell'Europa, mentre il premier cercava di nicchiare. Scontro soltanto "relativamente" simile, però, perché sempre all'epoca era Berlusconi che tentava di sfuggire alla mannaia e all'austerity dell'Europa (che ha poi provveduto a detronizzarlo a colpi di spread), mentre per Tremonti le lettere della Bce erano carta sacra. Insomma, il Cav stava dalla parte del popolo, Tremonti da quella delle banche. Oggi tutto l'opposto, perché il premier si mette di traverso al "popolino", nicchiando sulla restituzione delle pensioni, mentre Padoan - spalleggiato dalla Ue - lo supporta, insistendo per saldare il conto. Come finì, tra Berlusconi e Tremonti e per il premier dell'epoca, se lo ricordano tutti quanti (e finì malissimo). Come finirà la questione di oggi è ancora da vedere. Ma per Renzi, i precedenti, sono tutt'altro che rosei.