Il trappolone

730 precompilato, le sfumature della truffa: sbagliati 8 su 10

Giovanni Ruggiero

Un lettore di Libero il 17 aprile segnalava che, grazie al modello 730 precompilato, ciò che fino a l’anno scorso non gli costava un euro ora lo ha costretto a pagarne 45. Adriano Lucariello - questo il nome del mittente - nel 2014 infatti compilava da sé la dichiarazione dei redditi, ma adesso, utilizzando la formula on line voluta da Matteo Renzi, deve rivolgersi al Caf e dunque aprire il portafogli. Tuttavia, quella che abbiamo riportato non è la sola critica al nuovo 730, perché in queste ore altre se ne vanno aggiungendo, a dimostrazione che uno strumento che ha lo scopo di agevolare la vita dei contribuenti, nelle mani della burocrazia finisce invece per complicarla. Infatti se da un lato alcuni segnalano i tempi lunghi per accedere al sito dell’Agenzia delle entrate o l’impossibilità di completare da soli, senza cioè ricorrere a un commercialista, la dichiarazione dei redditi, altri aggiungono che il modello precompilato è zeppo di errori. In un’altra lettera ai giornali (questa volta indirizzata a Italia Oggi) ieri veniva riferito di un 730 con un errore da mille euro, ovviamente a favore dell’amministrazione fiscale, perché quando l’Erario sbaglia non è mai a vantaggio di chi paga le tasse, ma di chi le incassa. Un caso quello segnalato sulle pagine del quotidiano economico? Non pare proprio. Lo stesso giornale, nella sezione Diritto e Fisco, prendeva di petto «la poca qualità» delle informazioni contenute nei modelli rilasciati dall’Agenzia delle entrate. Per il foglio color canarino nel «precompilato non sarebbe corretto il 60 per cento delle detrazioni riguardanti i mutui, mentre risulterebbero sbagliate più della metà di quelle inerenti le polizze assicurative. A sostenere l’esistenza di una gran quantità di dati fasulli non sarebbero gli esperti del quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi, ma - udite, udite - gli stessi tecnici dell’Agenzia delle entrate. Di più: secondo le loro previsioni, nelle ipotesi più ottimistiche solo il 20 per cento delle dichiarazioni precompilate rilasciate dal Fisco non avrà errori; nelle più pessimistiche la percentuale si riduce all’8 percento. Sì, avete letto bene: non si tratta di un refuso. Otto per cento vuol dire che su 20 milioni di dichiarazioni precompilate disponibili da mercoledì sul sito internet delle Entrate, 18 milioni e 400 mila potrebbero contenere piccoli o grandi errori. Sbagli che rischiano di trasformare un’operazione da spot elettorale in vista del voto del 31 maggio per le regionali, in un autentico pasticcio. Già perché quelle che genericamente vengono etichettate come difformità non si limitano a pochi casi, ma sono errori di calcolo che coinvolgono l’intero sistema delle detrazioni e non solo mutui e polizze. C’è il caso di un pensionato che nella dichiarazione dei redditi precompilata non ha trovato inserita la detrazione prevista per i redditi della pensione, vedendosi richiedere mille euro dal Fisco. Tutto perché i software in uso all’Agenzia delle entrate non dialogano con i sistemi di gestione impiegati dagli enti previdenziali. Per non dire poi delle spese di ristrutturazione edilizia che possono essere detratte in più anni ma che il software del Fisco pare non sia in grado di tenere a memoria, così la dichiarazione dovrà essere necessariamente compilata dal Caf e dunque sottoposta a verifica della stessa Agenzia delle entrate, perché, come è noto, solo il modello accettato così come è stato compilato dal Fisco non è soggetto a verifiche. Per gli altri, per quelli cioè che sono passati dalle mani dei commercialisti o dei vari centri di assistenza fiscale, la trafila è la solita e cioè bisognerà attendere anni per conoscere il verdetto dello Stato. In certi casi, come ad esempio quando i dati del mutuo superano il valore dell’immobile (valore non di mercato ma catastale) addirittura si rischia la beffa, perché anche in assenza di modifiche l’accertamento è assicurato, in quando per l’Agenzia delle entrate i parametri sono incompatibili con una dichiarazione corretta. Ovviamente la colpa dei tanti errori sarà attribuita alle macchine, che pur disponendo di un’intelligenza artificiale non sono sufficientemente intelligenti da comprendere le cose semplici e cioè che lo Stato registra le compravendite con un valore ufficiale anche se l’immobile ne ha uno reale di gran lunga superiore. Una cosa è certa: più che una rivoluzione, quella del 730 precompilato sembra una sperimentazione. Un esperimento dettato dalla fretta e fatto sulla pelle del contribuente. Sono infatti ancora di là da venire i tempi in cui il rapporto con chi paga le tasse sarà semplificato. Per ora agli italiani restano 730 fregature di Fisco. Maurizio Belpietro @BelpietroTweet