Lavoro

Jobs Act: arriva il licenziamento per "scarso rendimento", polemiche nel Pd

michele deroma

Continua il braccio di ferro sul Jobs Act, mentre il maxi-emendamento sulla legge di stabilità sarà presentato oggi, e sempre in giornata dovrebbe essere votata la fiducia, nonostante il Movimento Cinque Stelle stia già minacciando ostruzionismo. Sulla riforma del lavoro, intanto, è pronto il primo decreto attuativo, con dieci articoli in tutto: ma ci sono due punti di frizione, come scrive il Corriere. I punti di frizione - Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, è confermato che anche lo "scarso rendimento" del lavoratore rientrerà nella categoria dei licenziamenti economici, per i quali cioè si prevede solo l'indennizzo, e viene eliminata la possibilità del reintegro. L'ipotesi non piace ai sindacati e alla sinistra del Pd, che definisce "aberrante" l'iniziativa. L'ala centrista del Pd, invece, è agitata da un altro punto nella riforma del lavoro: per i licenziamenti disciplinari, infatti, il reintegro scatta quando il licenziamento viene deciso sulla base di un fatto insussistente: non un fatto grave e neppure un reato, come chiedeva Ncd con Maurizio Sacconi. Sembra difficile che questo ammorbidimento possa essere compensato con l'"opzione aziendale", che varrebbe la possibilità, per l'azienda, di superare il reintegro pagando un indennizzo più alto.