La manovra

Matteo Renzi nasconde ventisette miliardi di tasse

Francesco Rigoni

La scommessa di Matteo Renzi è semplice: nascondere ben ventisette miliardi di tasse, e rimandarle a domani finchè è possibile, per non ammetterne l'esistenza oggi. Per questo motivo nel palazzo sono tutti convinti che si andrà al voto in primavera. Come funziona - Ai tempi di Mario Monti è stato inserito nella Costituzione il famoso pareggio di bilancio (risultato ottenuto anche grazie a molti di quelli che oggi lo contestano); per questo motivo il nostro deficit deve andare a zero entro il 2017. Per ottenere questo risultato, come spiega Marco Palombi sul Fatto Quotidiano di oggi, ci si serve della spending review. Fino a questo momento però la revisione della spesa è solo aria fritta: a dimostrarlo, i tagli quasi interamente lineari di Renzi & Padoan sul 2015. Esempio: ieri, durante l'incontro tra Comuni, nuove province e governo, gli enti locali hanno fatto sapere che moriranno i servizi ai cittadini (scuola, trasporto, strade, sociale, verde...) mentre molte città rischiano il dissesto. Tagli - "La Stabilità ci taglia 1,2 miliardi, a cui si aggiungono i 2,2 miliardi del fondo per i crediti deteriorati e 300 milioni eredità di precedenti manovre", ha spiegato Piero Fassino - sindaco di Torino e presidente dell'Anci, l'associazione dei comuni. La somma fa 3,7 miliardi. Secondo il governo verrebbero compensati dallo sblocco del Patto di Stabilità interno per 3,2 miliardi: ma sono comunque soldi che pochi comuni hanno, e non possono essere usati per la spesa corrente (i servizi). Renzi l'ha detto chiaro e tondo: "Discutiamo del come, ma l'entità del taglio resta quella che è". L'antipasto - Ma non finisce qui: a province e città metropolitane si toglie un miliardo e mezzo; alle regioni complessivamente altri 6,2 miliardi. Ma il vero problema è che i 10 miliardi scarsi di tagli del Renzi di quest'anno sono solo l'antipasto: dentro la manovra, con un orizzonte temporale di tre anni, c'è un "consolidamento del bilancio" (leggi: tagli alla spesa o nuove tasse) per 27 miliardi di euro al 2017. Iva e accise - Tutto questo è già realtà: il fatto è assodato e inserito nella legge di Stabilità con apposite norme di legge. Un esempio su tutti, l'Iva: nella manovra si legge la cifra allucinante "25,5%". Il valore della faccenda è quotato in 12,8 miliardi nel 2016 e 19,2 l'anno successivo. E si arriva a venti, cifra tonda, se si considerano le accise: nel 2018 aumenteranno benzina e gasolio per almeno 700 milioni l'anno. Eredità non rinnegata - Un'altra norma del governo Letta prevede, a partire dal 2016 un bel taglio di detrazioni, deduzioni e agevolazioni fiscali. Tecnicamente non è un aumento di tasse, ma in pratica se ne pagheranno di più. Certo non sono impegni presi dal governo Renzi, ma il premier s'è comunque ben guardato dallo spiegare tutto ciò agli italiani nella sua narrazione del #cambiaverso. Per quanto riguarda le tasse degli italiani, il verso rimane sempre lo stesso.