L'acconto
Tasi, giovedì il primo anticipo
Il conto alla rovescia è scattato. E il caos si prepara ad assumere proporzioni apocalittiche. Entro giovedì prossimo, infatti, oltre quindici milioni di italiani in 5.279 Comuni dovranno passare versare l’acconto Tasi per il 2014. Il quadro d’insieme è poco incoraggiante. Il costo medio del balzello, secondo le rilevazioni del servizio politiche territoriali della Uil sarà di 148 euro (74 euro la prima rata), che sale a 191 (96 euro l’acconto) con picchi di 429 euro prendendo in esame solo le città capoluogo, dove l’aliquota media è del 2,63 per mille, superiore a quella inizialmente definita come «massima» dalla legge. La sintesi è che per una famiglia su due la nuova tassa sarà più pesante della vecchia Imu. Città per città - E il conto sale ancora se si considerano gli aumenti indiscriminati della tassazione locale operati dai sindaci. L’ufficio studi della Cgia si è preso la briga di fare due calcoli del prelievo che una famiglia tipo di 3 persone dovrà subire quest’anno a causa del combinato disposto Tasi-Tari-addizionale Irpef. Nel caso di un’abitazione civile A2 in testa alla classifica dei cittadini più tartassati ci sono quelli che vivono a Bologna, dove il bottino del fisco sarà di 1.610 euro. Seguono Genova, con 1.488 euro, Bari, con 1.414 euro e Milano, con 1.379 euro. Se, invece, l’analisi viene realizzata su un’abitazione di tipo economico A3 (solitamente abitata da famiglie meno abbienti) la palma finisce, manco a dirlo, ad Ignazio Marino. I balzelli disposti dal sindaco di Roma ammontano in media a 1.100 euro, il top in Italia. Seguono Bari, con 1.079 euro, Napoli, con 1.000 euro e Genova, con 961 euro. Ma quanto si paga? - Al danno si aggiunge poi la beffa. La nuova imposta è così complicata che quasi nessuno sa con certezza quanto dovrà pagare. Basti pensare che in 659 Comuni non c’è ancora l’aliquota e il versamento si farà in un’unica soluzione a dicembre utilizzando quella base dell’1 per mille. Persino le imprese, abituate a far di conto, stanno navigando nel buio. Secondo una rilevazione di Confcommercio solo il 26,9% delle aziende è a conoscenza dell’importo da versare e oltre il 60% registra un aumento dei costi burocratici per fronteggiare gli adempimenti. Chi sta veramente impazzendo negli ultimi giorni sono, però, gli inquilini, chiamati per la prima volta al pagamento della tassa sulla casa con modalità e percentuali che cambiano da Comune a Comune. Le aliquote, in base alla legge, possono oscillare dal 10 al 30% dell’imposta prevista per gli immobili locati. Ma le fattispecie sono centinaia. Ci sono gli studenti in affitto che dovranno pagare solo la quota parte relativa alla loro camera, chi ha il comodato d’uso ed è tenuto comunque al versamento, chi invece è stato meno di sei mesi nell’appartamento, che non dovrà pagare nulla, o chi ha cambiato casa proprio a luglio, che invece dovrà pagare due Tasi. Sotto i 12 euro, poi, non si paga. Ma se quattro studenti dividono una casa e pagano 10 euro a testa, devono versare o no? Ritardatari - Lo scenario più scontato è che la confusione aumenterà d’intensità con l’avvicinarsi della scadenza e che moltissimi contribuenti, alla fine della fiera, risulteranno inadempienti per mancato od errato versamento. Cosa fare in questo caso? Non è escluso che il governo, se nei prossimi giorni il caos dovesse raggiungere livelli di guardia come successe a giugno, vari una moratoria, o che lo faccia autonomamente qualche Comune. Nell’incertezza, però, il consiglio è quello di correggere l’errore il prima possibile attraverso il ravvedimento operoso. La sanzione prevista per l’omesso pagamento della Tasi è quella ordinaria del 30% dell’importo. Multa che entro i primi 14 giorni dalla scadenza viene ridotta allo 0,2% per ogni giorno di ritardo. Dal quindicesimo al trentesimo la sanzione è del 3% e poi diventa del 3,75% fino al termine di presentazione della dichiarazione relativa all’anno d’imposta in cui la violazione è stata commessa. A questo bisogna aggiungere gli interessi legali con un tasso che per il 2014 è fissato all’1% annuo. La cosa da tenere a mente per poter accedere agli sconti è che il versamento va effettuato prima che il fisco si accorga dell’errore. In quel caso, infatti, l’istituto del perdono diventa precluso è bisognerà pagare comunque il 30% in più di quanto dovuto. Un’eventualità che, considerati gli importi già non irrisori e la situazione economica complessiva, sarebbe meglio evitare. di Sandro Iacometti