economia
Confindustria: Franceschi (Grafica Veneta), basterebbe metà grinta della Cgil
Padova, 9 ott. (Adnkronos) - "Basterebbe che Confindustria avesse la metà della grinta della Cgil per andare meglio. Anche sull'articolo 18 i sindacati sono lì agguerriti, e Confindustria cosa fa? Sono sereni e tranquilli e lasciano fare agli altri, ma non sono certo determinati a risolvere il problema". E' duro il j'accuse di Fabio Franceschi, patron di Grafica Veneta (primo stampatore di libri in Europa, un colosso da 150 milioni di euro, il 70% dei quali proveniente dall'export), che all'Adnkronos non usa mezzi termini per mettere in luce ciò che non va in Viale dell'Astronomia. "Confindustria ormai, più che rappresentare veramente gli imprenditori è un trampolino di lancio per fare carriera politica - polemizza Franceschi - è un mezzo per entrare in politica attraverso strade alternative ai partiti". "La mia posizione su Confindustria è chiara da tempo: non ho mai capito cosa se ne faccia di 500 milioni di euro di contributi versati dagli associati . E poi - sottolinea il patron di Grafica Veneta - ormai la prima azienda italiana, la Fiat se ne è andata, così come Prada. Più che una Confindustria mi sembra una Confartigianato... ". E Franceschi dice che "i problemi sono nati quando in Confindustria sono entrate le aziende parastatali. Come si fa a criticare il governo quando hai tra i tuoi associati aziende come Enel ed Eni che ti portano 200 milioni di contributi l'anno? Certo, Enel è una spa, ma il Cda chi lo nomina?". Ed è per questa ragione, spiega il presidente di Grafica Veneta che "non mi sento assolutamente rappresentato da Confindustria: me ne sono andato tre anni fa, e i 500 mila euro di quota associativa li devolvo annualmente al Cuamm- Medici per l'Africa, soldi ben spesi, che vanno ad una causa giusta". "E, come me, se tanti imprenditori non si sentono più rappresentati da Confindustria ci sarà pur un motivo, qualcosa che non funziona", sottolinea Franceschi che chiede un vero cambiamento: "ci vorrebbe davvero la voglia di cambiare, e quando serve di non aver paura di contrapporsi alla politica, come faceva Confindustria un tempo, ma allora c'erano presidenti degni di questo nome".