L'imposta
Tasi e inquilini, ecco le città dove chi vive in affitto non paga
La Tasi non è uguale per tutti. Mentre gli italiani si godono le ferie d'agosto le scadenze fiscali cominciano a bussare alle porte di casa. Una su tutte quella della Tasi, la nuova imposta sugli immobili. A giugno c’è stato il primo appuntamento insieme all’Imu e alla Tari, la nuova tassa rifiuti. Ma si è scatenato un vero e proprio caos perché molti Comuni non hanno rispettato la scadenza di maggio per adottare e pubblicare sul sito del Dipartimento delle Finanze, le delibere con le aliquote Tasi sulla prima e sulla seconda casa. Così in extremis il Governo ha deciso che i Comuni ritardatari possono approvare le delibere entro il 10 settembre 2014 per chiedere il pagamento della prima rata il 16 ottobre. Il Parlamento infatti ha dato via libera alla conversione in legge del decreto Irpef, il DL 66/2014 che introduce una serie di novità tra cui nuove scadenze tasi. Fin qui i fatti e le scadenze. Ma le novità riguardano chi vive in affitto. Chi vive in affitto - Secondo le disposizioni emanate dal Parlamento in materia di Tasi, è bene ricordare che è previsto, e questa rappresenta certamente una novità rispetto al passato, che il pagamento della nuova tassa sia suddiviso tra proprietario e inquilino. A quest’ultimo, in particolare, dovrebbe toccare una quota che i Comuni possono scegliere di far variare tra il 10 e il 30% del totale. Molti Comuni, come racconta Panorama, però hanno deciso invece di abbattere la suddetta quota di pertinenza degli inquilini, lasciando il pagamento della Tasi ai soli proprietari. Le città dove non si paga - Non è ancora chiaro se questi ultimi dovranno pagare tutta la tassa calcolata secondo le aliquote prestabilite, oppure se dovranno versare solo la quota che sarebbe stata di loro pertinenza, variabile quindi tra il 70 e il 90%. In ogni caso gli inquilini in questi Comuni non pagheranno la Tasi. Tra le prime realtà a prendere decisioni in questo senso ci sono tre grandi città come Firenze, Torino e Palermo. In tutti questi contesti si è cercato di tenere conto del fatto che spesso le famiglie in affitto subiscono già un disagio economico non indifferente dal pagamento del canone di locazione mensile e quindi si è deciso di evitare questo inutile aggravio.