Il piano

Acquisti di case e auto, il governo pensa a sgravi e deduzioni

Ignazio Stagno

Nuovi incentivi per chi acquista un'auto o una casa. Sarebbero queste le nuove misure misure allo studio del governo. Un meccanismo di defiscalizzazione simile a quello già messo in cantiere per la casa. Per gli incentivi alle auto è il ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi a parlare di un meccanismo "sulla falsariga delle ristrutturazioni edilizie, che è valso due punti di Pil", il Prodotto interno lordo. Non un semplice bonus come in passato, dunque. Ma la possibilità di dedurre una parte del prezzo d’acquisto dalla dichiarazione dei redditi, a patto di rottamare un mezzo inquinante, e con la restituzione dello sconto fiscale nel corso di 5 anni. Inizialmente l’idea doveva riguardare solo gli autobus, e per questi mezzi sarà rafforzata dal divieto di circolazione entro il 2016 per i veicoli più vecchi, da euro 0 a euro 2. Poi è stata allargata al settore delle auto private, dove però ci si limiterebbe alla defiscalizzazione del prezzo di acquisto per chi rottama un’auto vecchia, senza l’aggiunta del divieto di circolazione per i mezzi più inquinanti. Dalla Fiat fanno notare che l’amministratore delegato del gruppo Sergio Marchionne si è sempre detto contrario agli incentivi. Che peraltro, se annunciati e poi non attuati, hanno pure il difetto di bloccare il mercato in attesa di eventi. Incentivi per le case - Le misure studiate per le auto sono le stesse che arriveranno per le abitazioni. Deducibilità del 20% del prezzo d’acquisto per gli immobili nuovi o completamente ristrutturati che vengono dati in affitto a canone concordato per un periodo di almeno otto anni. Un modello già applicato in Francia con un discreto successo che servirebbe a spingere sul mercato un pacchetto di case a prezzo calmierato. Ma, soprattutto, a smaltire una parte delle abitazioni invendute che stanno affossando i bilanci delle aziende di costruzione, in modo da rilanciare un settore che è sempre capace di far girare il vento dell’economia. Il provvedimento mette sul piatto 3,7 miliardi di euro, in tre anni, per un serie di cantieri fermi da tempo. E fissa anche l’obbligo di spendere ogni anno almeno lo 0,3% del Prodotto interno lordo, poco meno di 5 miliardi di euro, proprio per le grandi opere.