Fisco mannaro
Redditometro, tutti i consigliper difendersi dall'agguato
di Tobia De Stefano E adesso come ci difendiamo? Come facciamo a dimostrare che nel 2010 abbiamo ricevuto un «aiutino» da 10 mila euro da mammà per comprare casa? Dove andiamo a scovare la ricevuta da 1.000 euro per i gioielli di famiglia che abbiamo venduto nel 2009? E a chi lo andiamo a dire che lo scorso anno i nostri investimenti in Bot e Btp ci hanno reso un bel gruzzoletto? Sono solo esempi, certo, ma all’indomani del varo del nuovo redditometro anche il più «puntuale» dei contribuenti inizia a farsi delle domande. Sappiamo che sono state individuate 100 voci di spesa per stabilire la capacità contributiva delle persone fisiche. Sappiamo che si tratta di accertamenti sintetici del reddito: più che le spese analitiche contano quelle medie che risultano dall’indagine annuale sui consumi delle famiglie dell’Istat. Sappiamo che è previsto l’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente e che il nuovo redditometro si appliccherà retroattivamente fino al 2009. E proprio per questo temiamo che pure il più ligio pagatore d’imposte possa finire invischiato nella tagliola dei guardiani del fisco. Archiviare La regola base resta sempre valida: conservare per almeno quattro anni scontrini e ricevute fiscali di tutte le spese «importanti» affrontate. Quali? Si parte dall’atto di acquisto della casa e dalla certificazione bancaria delle rate del mutuo e si arriva alle spese per i figli: rette dell’asilo, universitarie ecc. In mezzo ci sono i costi sostenuti per trasporti e viaggi (acquisto dell’auto, pedaggi, spese di manutenzione), quelli per il tempo libero (palestra, abbonamento al teatro) e quelli per la cura della salute (visite mediche ecc.). Prime domande: come dimostriamo di aver ricevuto una donazione? Come risaliamo ai guadagni (Bot e Btp per esempio) che sono tassati alla fonte e non rientrano nella dichiarazione dei redditi? «Con il nuovo redditometro – spiega a Libero Federico Grigoli, commercialista partner dello studio Pirola, Pennuto e Zei – conviene iniziare subito a chiedere le copie degli estratti conto bancari ai propri istituti, quelle dei titoli di risparmio e degli assegni emessi dal 2009 per cercare di ricostruire il più analiticamente possibile le proprie spese». Basta? Purtroppo non sempre. «Nella difesa dal redditometro in vigore fino al 2012 - continua Grigoli - sarebbe stato sufficiente documentare le spese effettivamente sostenute: oggi se le spese analiticamente documentate o quelle risultanti dalle informazioni presenti nell’anagrafe tributaria sono inferiori a quelle medie risultanti dalle indagini Istat o da analisi e studi socio economici, si considerano queste ultime ai fini della determinazione sintetica del reddito. Mi pare un attacco al principio di tutela del risparmio dell’art. 47 della Costituzione». Che fare? «Su questo punto varrebbe la pena di conservare per ognuna delle voci di spesa considerate come indicatori di capacità contributiva qualsiasi tipo di analisi, report, articoli di stampa, statistiche, ecc. che potrebbero risultare in contrasto con la statistica ufficiale». La sentenza Da ricordare, inoltre, che esiste una sentenza della Corte di Cassazione (n.4624 del 22/02/2008) secondo la quale è illegittimo l’avviso di accertamento fondato sulla mera applicazione dei coefficienti e parametri presuntivi di reddito derivanti dal redditometro se l’amministrazione finanziaria non ha dato conto, in sede di motivazione, delle puntuali e dettagliate deduzioni difensive presentate dal contribuente. In soldoni: spesso il contribuente a seguito dell’applicazione del redditometro viene invitato a recarsi presso l’Agenzia delle Entrate per dimostrare con prove oggettive lo scostamento tra il reddito dichiarato e quello presunto. Lui si giustifica, dimostra l’avvenuta acquisizione dei beni a seguito, per esempio, delle donazioni effettuati dalla propria famiglia, ma riceve ugualmente gli avvisi di accertamento senza alcun richiamo alle prove presentate. Bene. Per la Cassazione l’Agenzia non può farlo. In questo caso l’avviso di accertamento viene annullato. Altri accorgimenti Un’altra anomalia riguarda la proprietà immobiliare. Abbiamo acquistato una casa e dimostrato che per quell’anno avevamo la disponibilità di reddito per l’investimento. Bene, pensiamo: il nostro «lavoro» di bravi contribuenti è finito. Errore. «L’investimento nella propria abitazione – ci spiega Grigoli - viene considerato un incremento patrimoniale a contenuto induttivo». Cioè? «Negli anni successivi la casa di proprietà è ritenuta indice di capacità contributiva sulla base di un affitto figurativo stabilito dall’agenzia delle entrate». E quindi? «Dobbiamo dimostrare di avere un reddito tale da poter mantenere quel tenore di vita. Sarà utile, quindi, conservare tutti i giustificativi di spesa dalle fatture per le eventuali ristrutturazioni alle bollette per le utenze ecc». Ma i suggerimenti non finiscono qui. L’Agenzia delle Entrate, infatti, potrà utilizzare anche dati diversi rispetto a quelli che compongono le 100 voci di spesa sopra indicate. «Viene il sospetto – conclude Grigoli - che saranno recuperati i dati che portano al maggior reddito accertabile dalle 128 banche dati a disposizione dell’anagrafe tributaria che non sono tra loro integrabili e organicamente coordinati. Il fisco userà quelle di volta in volta a lui più favorevoli?». Consiglio ai contribuenti? «Chiedere l’accesso a tutte le banche dati disponibili».