Germania in nero

Deutsche Bank, perquisizioni e accusa di evasione fiscale

Andrea Tempestini

di Claudio Antonelli Prima i tagli in Olanda, poi la chiusura della divisione in Svizzera Sal-Oppenheimeimer, lo scandalo della manipolazione del Libor, il tasso di riferimento per gli scambi interbancari, per cui è già stata pagata una multa da 200 milioni di euro. Quindi le accuse da parte della Sec di aver occultato un buco da 12 miliardi per evitare il bailout governativo. Ora Deutsche Bank è accusata dai pm di Francoforte di aver favorito una maxi frode fiscale nella compravendita dei certificati verdi. Gli uffici della più grande banca tedesca sono stati perquisiti ieri da oltre 500 poliziotti che hanno messo sotto sopra le tre principali sedi dell’istituto e le case di alcune figure di spicco. Tra cui il direttore finanziario Stefan Krause e il co-amministratore delegato Juergen Fitschen, entrambe firmatari delle dichiarazioni fiscali considerate fraudolente.      Stando a quanto riferito dal settimanale Der Spiegel, sarebbero in totale 25 i dipendenti finiti sotto inchiesta e che contro cinque di loro è stato già spiccato un mandato di arresto nell’ambito dell’indagine partita più di un anno fa. Nel dicembre del 2011, sei imprenditori - tre britannici, due tedeschi e un francese – erano  stati infatti  condannati a pene da tre a sette anni di prigione per non aver pagato le tasse sul mercato dei diritti delle emissioni di CO2. Da dichiarazioni successive sono partiti gli accertamenti per appurare eventuali complicità. Tanto che ora gli inquirenti sospettano che i venticinque dipendenti (molti dei quali licenziati nei mesi scorsi) della Deutche Bank abbiano svolto il ruolo di intermediari finanziari per la frode.  Dal canto dell’istituto si è appreso soltanto che "Nell’ambito dell'inchiesta in corso contro persone sospettate di frode fiscale legata al commercio dei diritti delle emissioni di anidride carbonica, gli inquirenti hanno perquisiti la sede della Deutsche Bank a Francoforte", ha dichiarato un portavoce della banca, sottolineando la "piena collaborazione con le autorità".   Ma secondo indiscrezioni legate alla polizia di Francoforte,  e riprese da alcuni organi di stampa, parallelamente alle ipotesi di truffa sui certificati verdi, il motivo scatenante delle perquisizioni di massa potrebbero essere proprio quei 12 miliardi di buco occultati alle autorità americane. Tutto è saltato fuori grazie a tre ex dipendenti della banca, che hanno presentato un esposto alle autorità americane. Autorità che sono colpevoli almeno quanto Deutsche Bank. Si parla proprio della Sec. La persona responsabile di monitorare il rispetto delle regole di mercato presso la commissione, all’epoca, era infatti Robert Khuzami: che era anche numero uno della divisione legale di Deutsche Bank. Tutto questo mentre Deutsche Bank organizzava i propri trucchetti. Secondo l’accusa dei banchieri, Deutsche Bank evitò accuratamente di registrare le perdite al valore "mark-to-market" accusate tra il 2007 e il 2009.  Insomma, potremmo essere di fronte al definitivo colpo d’immagine per il sistema bancario tedesco. Dopo le innumerevoli irregolarità emerse negli ultimi anni nella gestione dei derivati e l’instabilità del sistema delle casse territoriali, se fosse appurata la truffa fiscale di Deutsche Bank, che è bene ricordarlo nel momento di massima crisi dell’Italia si affrettò a liberarsi dei nostri Btp, la politica tedesca troverebbe in futuro serie difficoltà a imporsi sugli altri Stati Ue in nome della trasparenza e del rigore.  Sicuramente una grana in più per la Merkel che si trova a d affrontare una nuova e difficile campagna elettorale senza il vantaggio del potersi innalzare a tutti i costi al di sopra degli altri sistemi economici del Mediterraneo. Per il fatto che, forse, anche a Berlino si truffa.