Sorrisi al Lingotto

Fiat, la svolta di Marchionne: "Non chiudiamo gli impianti italiani"

Roberto Procaccini

  Gli stabilimenti italiani della Fiat non chiudono. Lo affermano i vertici del Lingotto dopo aver presentato i conti del gruppo al terzo trimestre 2012. Le prospettive non sono rosee: fino al 2015-2016 il mercato europeo continuerà ad avere segno negativo, così come rimarrà il problema dell'eccesso di produttività. Ma la casa torinese, che vanta andamenti ottimali nel mercato nord americano e in quello brasiliano, annuncia che gli assetti italiani non cambieranno. Il lavoro, anzi, sarà orientato all'export. Carmageddon - I numeri li fornisce la stessa Fiat. Il gruppo ha un utile netto di 286 milioni di euro, con ricavi che segnano il +16 per cento. Ma l'expoit è tutto fuori dall'Europa: senza Chrysler, il rosso sarebbe di 238 milioni di euro. Nel vecchio continente i livelli del mercato sono tornati a quelli degli anni '70 e, secondo le stime del Lingotto, la situazione non migliorerà prima di tre anni. Fabbrica Italia - Lo stesso amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne annuncia interventi sugli impianti italiani "entro 24-36 mesi". A fronte di un calo sia dei ricavi che della produzione, il Lingotto prevede di avere meno Europa nel proprio mercato e di tagliare la propria varietà di prodotti prediligendo l'export in nord America e Asia. Per quanto riguarda i modelli Fiat, "il focus sarà su 500 e Panda" si legge in una nota del Lingotto, mentre Lancia si limiterà "alla Ypsilon, ma solo se economicamente sostenibile". L'obiettivo della dirigenza torinese è puntare sull'alta gamma: programmato il rilancio di Alfa Romeo e Maserati,"il cui appeal - prosegue la nota - va oltre i confini italiani e europei".