Numeri disastrosi
Pil sempre più giù e incubo disoccupazione:il Fmi vede nero sull'Italia
Francesco de Dominicis Giocano con le tasse (e con le tasche) degli italiani un po’ come se fossero davanti al tavolo verde. L’aumento dell’Iva dal 21% al 23%? «Faremo il possibile per evitare» la stangata, ha detto ieri il responsabile dell’Economia, Vittorio Grilli. A 24 ore di distanza dal consiglio dei ministri in programma oggi per dare l’ok alla legge di stabilità (la vecchia finanziaria), il custode dei conti pubblici non aveva ancora le idee chiare. Non sapeva ancora, cioè, se l’imposta sui consumi sarà ulteriormente inasprita nel 2013. Grilli spera di poter sterilizzare il giro di vite sull’iva (già portata dal 20% al 21% meno di un anno fa), ma non sa come fare. L’Esecutivo tecnico, insomma, sta conducendo questa partita un po’ come si fa nei casinò. A metà strada tra aver fatto una scommessa ed essere in cerca un colpo di fortuna. Servono 6,5 miliardi di euro. E le previsioni sul gettito si fondano più su eventi sperati che su stime attendibili. Lo stesso Grilli pochi giorni fa ha ammesso di confidare in una ripresa nella seconda metà del prossimo anno. Ma a guardare l’andamento dei consumi - che peraltro determinano gli incassi iva - non c’è da sperare granché su uno scatto in avanti della crescita economica. Né è il caso di confidare più di tanto sul recupero della lotta all’evasione. Il bottino, salvo miracoli, resterà inchiodato a quota 12 miliardi di euro pure il prossimo anno. L’altra carta in mano al Governo è la spending review: In ballo ci sono 4-5 miliardi di euro da mettere insieme a tagli agli sprechi e a una cura dimagrante del bilancio statale. Tuttavia l’operazione affidata all’ex commissario straordinario Parmalat, Enrico Bondi, pare essersi arenata. Per mettere insieme un po’ di quattrini, l’ultima trovata è un’altra sforbiciata alle spese per la «salute». L’ipotesi, circolata ieri, è stata duramente contestata dalle regioni che considerano ormai insostenibile il servizio sanitario nazionale. Non sono trapelate le cifre esatte di questo presunto intervento, smentito dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Ma governatori, di fronte a indiscrezioni relative a una botta da 1,5 miliardi di euro, si sono spaventati e hanno messo le mani avanti sostenendo che si tratterebbe di una «scelta irresponsabile» che potrebbe mettere in ginocchio ospedali e assistenza ai malati. La scure sulla sanità non servirebbe solo a scongiurare l’aumento dell’iva, ma anche a detassare il salario di produttività e a finanziare una serie di spese indifferibili, come quelle legate al trasporto pubblico locale, all’autotrasporto o al 5 per mille. Senza alcun riferimento alla legge di stabilità il premier Mario Monti ha sottolineato che «per tornare a crescere c’è bisogno di mobilitare tutte le energie del Paese, nessuna esclusa». Il ministro Corrado Passera ha proposto l’ennesimo patto con le parti sociali. Occhi puntati sulla finanziaria, dunque. Il velo sarà alzato oggi al consiglio dei ministri, spostato alle 16. 30 perché un’ora prima, a palazzo Chigi, arrivano sindacati e associazioni imprenditoriali Solito gesto di cortesia: Monti vuole anticipare alle parti sociali i contenuti del disegno di legge prima del disco verde del Governo. La sensazione, comunque, è che non sarà varata una semplice fotografia dello stato di salute dei conti pubblici. Non ci saranno, insomma, solo tabelle, ma nel testo dovrebbero trovare spazio anche alcune misure che potrebbero incidere sulla finanza pubblica oltre che sulle tasche dei contribuenti, famiglie e imprese. Una vera e propria manovra. Intanto ieri il Fondo Monetario Internazionale, mercoledì 9 ottobre, ha diffuso l’outlook sul nostro Paese. Un bagno di sangue sia per quando riguarda le stime sulla disoccupazione che per la crescita industriale. In particolare il Pil italiano registrerà un calo del 2,3% e dello 0,7% rispettivamente nel 2012 e nel 2013. Un ridimensionamento dello 0,4% rispetto alle stime del luglio scorso. Buco nero per la disoccupazione: il Fmi prevede un aumento dall’8,4% del 2011 al 10,6% nel 2012 e ad un picco dell’11,1% nel 2013, poco sotto l’11,5% della media di Eurolandia. Germania «salva» con il suo 5,3%. twitter@DeDominicisF