Obamacare alla Corte suprema per Barack esame pre-elettorale

Matteo Legnani

L’America trattiene il fiato sulla sentenza attesissima relativa alla sorte della riforma di Obama della salute. Dovrà farlo ancora per qualche mese poiché  la Corte Suprema, chiamata a dire la parola decisiva sulla sua sorte, non delibererà prima di giugno-luglio, ma oggi, martedì 27, è apparso chiaro che le cose non si stanno mettendo bene per la sorte della creatura legislativa di cui il  presidente va più orgoglioso. E dovesse essere bocciata dai giudici la ObamaCare, sarebbe Obama ad essere bocciato pochi mesi prima che gli elettori tireranno le somme sul bilancio dei suoi primi 4 anni. Quello che sta succedendo in questi tre giorni, da lunedì a mercoledì 28 marzo, sono le previste sedute pubbliche durante le quali i nove giudici supremi tengono le audizioni per sentire le ragioni pro e contro la costituzionalità della misura, che sono presentate dagli avvocati delle due parti in contrapposizione, il governo e i querelanti (26 Stati e un gruppo che rappresenta l’associazione dei piccoli imprenditori). La questione centrale è sul “mandato obbligatorio” che Obamacare ha previsto per tutti gli americani: secondo la legge votata con i soli voti dei Democratici prima delle elezioni di midterm del 2010, ognuno deve avere una polizza sanitaria, o pagata dal datore di lavoro o individuale. Chi non la possiede, dal 2014 dovrà averla per forza. Cioè dovrà acquistarla, e se sceglie di non farlo dovrà pagare una multa. Chi si oppone sostiene che il Congresso federale non ha il potere costituzionale di obbligare i cittadini a stipulare un contratto di acquisto di un servizio: se passasse questo concetto relativo ad una polizza sanitaria, non ci sarebbe alcun limite al parlamento di obbligare a fare qualsiasi altro acquisto di beni o servizi. La Costituzione, invece, è esplicita nel definire le aree di possibile intervento del governo federale, e tra queste non esiste la licenza di far comprare alcunché. Tutte le materie non citate restano di pertinenza legislativa degli Stati, e infatti i 26 Stati querelanti sono scesi in guerra contro ObamaCare su questa base. Che cosa succederà è difficile anticiparlo con certezza, perché i nove giudici attuali sono divisi tra 4 conservatori (che sono molto probabilmente orientati a definirla incostituzionale) , 4 liberal (orientati al sì) e un nono tradizionalmente ballerino nelle sue determinazioni, anche se fu nominato da Ronald Reagan e ha una leggera inclinazione verso la destra. E’ Anthony Kennedy, l’ago della bilancia. Ogni sua parola in queste giornate è soppesata con il bilancino di precisione, perché può far trasparire la posizione che terrà al momento del voto fra tre mesi circa. Ma, secondo le domande che ha fatto oggi, è chiaro che è per lo meno molto scettico sulla costituzionalità del mandato obbligatorio. Ha detto che la Corte ha un “fardello veramente pesante di giustificazioni” da portare per richiedere che la gente acquisti una polizza. E ha identificato il mandato per l’assicurazione come la prima volta in cui il governo ha usato i suoi poteri regolamentari per forzare i cittadini a comprare un prodotto: “La ragione per cui questa misura è preoccupante è perché richiede alla gente di fare una azione concreta. E questo cambia la relazione del governo federale verso un individuo in un modo veramente fondamentale”, ha commentato Kennedy. E ciò ha fatto già esultare i Repubblicani, che sono per la cancellazione della legge.   Nel paese, ultimo sondaggio di ieri, solo poco più di uno su tre è favorevole alla Obamacare (36%) mentre il 47% è decisamente contrario. Che le cose non si mettano bene per Obama lo ha ammesso anche un giornalista del New Yorker esperto di Costituzione Usa e di simpatie liberal, Jeffrey Toobin. Parlando oggi alla Cnn ha previsto che “questa legge verrà bocciata. Penso che abbia un grave, grave problema”. Il suo commento è venuto dopo aver sentito le considerazioni di Kennedy, ben sapendo che tutto dipenderà da lui. di Glauco Maggi