Il Palazzo Usa si finanzia con i SuperPac
Giù la maschera. Il Palazzo Usa scopre che le regole politicamente corrette, cioè ipocrite, per mettere la foglia di fico sulla sostanza del finanziamento politico ai candidati non sono degne di essere rispettate, e così entrambi i leader, prima Obama per i Democratici e, in risposta, Mitt Romney per i Republicani, hanno deciso di usare i SuperPac apertamente come loro strumenti elettorali. I SuperPac (Pac sta per Political Action Commettees, Comitati di Azioni Politica) sono enti legali che i fiancheggiatori “esterni” dei candidati possono istituire liberamente, e liberamente rimpolpare di denaro (per questo gli hanno attaccato il termine Super). In questo senso sono diversi dal canale diretto di raccolta di fondi normali, poichè la legge bipartisan che regola i meccanismi elettorali ha imposto dei limiti precisi, 2500 dollari al massimo, alla “generosità” dei fans che aprono il portafoglio per contribuire alle casse di Obama, di Romney o di qualunque altro, e devono denunciarlo alla Commissione Federale per le Elezioni. In cambio della larghezza illimitata consentita invece ai SuperPac è previsto che gli organizzatori e le attività di questi enti “simpatizzanti” siano indipendenti dal candidato. L’esempio più classico della campagna in corso era stato il SuperPac, finanziato con 10 milioni di dollari da un magnate di casinò appassionato tifoso di Newt Gingrich, che acquistò In Sud Carolina ore di spot alla Tv per parlar male di Mitt Romney, in particolare del suo ruolo di finanziere alla Bain Capital, nei giorni di vigilia delle primarie. Ovviamente bisognava avere un bel fegato per tenere in piedi questo castello fasullo, ma gli americani hanno di questi cedimenti alla forma. Soprattutto Obama e i democratici, ostili ai SuperPac (degli altri) in quanto la retorica della sinistra è sempre basata sulla denuncia del denaro delle corporation, e dei ricconi, come elementi di corruzione della politica pulita (la loro). Addirittura, Obama aveva attaccato i SuperPac come “minaccia della democrazia” dopo che la Corte Suprema aveva sostenuto che le aziende, o i sindacati, o chiunque, potevano esprimere il loro “diritto di opinione” finanziando filmati, spot, studi o altre manifestazioni del pensiero, anche entrando nell’agone politico ed elettorale. Che cosa ti ha ora combinato Barack? Qualche giorno fa, provocando una stracciata di vesti da parte del New York Times ( che delle cause politicamente corrette, cioè ipocrite, è l’house organ ufficiale), ha detto che membri del suo governo e alti funzionari della Casa Bianca parteciperanno, coordineranno, in sostanza dirigeranno politicamente il SuperPac filo democratico, Priorities USA Action. Il perchè è evidente. Ha bisogno di soldi, tanti, e vuole quindi sfruttare i nomi importanti della sua squadra, ministri e direttori delle agenzie, per usare al meglio il veicolo “proibito” che gli consentirà di mietere donazioni da tutti i personaggi facoltosi che tifano per lui. Ma siccome imposterà parallelamente la sua campagna sull’attacco ai milionari e alle corporation, flirtando pubblicamente con Occupy Wall Street e “la povera gente”, Barack ha pensato che non è bello che emergano tutti i nomi dei suoi finanziatori. Magari sono di quelle banche o di quegli hedge funds che lui vuole esser libero di demonizzare nei comizi. E’ vero che paga un prezzo politico a fare così, ma solo per gli editorialisti del New York Times e per quella percentuale minoritaria di gente sofisticata. Per le masse, ha calcolato Obama, sarà più importante il messaggio martellante del SuperPac, con soldi pesanti e senza volto. Ovviamente, Romney non è stato con le mani in mano. Ieri, pochi giorni dopo il clamoroso flip-flop di Obama, ha dato ordine al suo staff di consiglieri e rappresentanti di fare altrettanto: appoggeranno, frequenteranno e orienteranno le attività dei SuperPac pro Mitt. “Se membri del governo raccolgono denaro per difendere la politica fallita di Obama”, ha detto Tim Pawlenty, ex governatore del Minnesota e sostenitore di Romney, “i Repubblicani non possono stare con le mani in mano”. Così anche le facce ufficiali della campagna di Mitt scenderanno in campo. Il piatto della raccolta di dollari è ricco, e i duellanti ci si ficcano a volto scoperto. Perché conta più il denaro da raccogliere che non l‘ “indipendenza” da rispettare. di Glauco Maggi