Cuba e la Luna accendono la campagna elettorale in Florida
La politica americana e' raramente noiosa, perche' il meccanismo di selezione che prevede duelli a tutto spiano, sempre diretti, prima tra i candidati di uno stesso partito, e poi la sfida frontale tra i due nominati, garantisce (quasi) sempre frizzi e lazzi. Ma il dibattito di giovedi' sera in Florida, l'ultimo che precede il voto di martedi' prossimo nella quarta primaria, ha regalato momenti davvero sorprendenti, ben oltre il normale standard. E non c'erano di mezzo le corna o le tasse, che sono i “soliti” cavalli di battaglia facili facili. No, ieri, grazie a Ron Paul e a Newt Gingrich, a far salire il livello della polemica, anzi del delirio della politica sono stati Cuba e la Luna. Parlare di Cuba davanti alla platea di repubblicani della Florida, dove gli esuli fuggiti dal comunismo sono migliaia e dire Castro, e' come dire Ahmadinejad in una sinagoga di ortodossi a Gerusalemme. Eppure il libertario texano ha perorato la causa di “relazioni diplomatiche e commerciali” che lui riavviera' subito con l'Havana appena mettera' piede alla Casa Bianca. Offrendo quello sproposito, in realta', le chiavi della Casa Bianca le ha buttate via, ma per il 76enne Paul, che ha corso per la prima volta da presidente nel 1988, non e'un problema. Si vede che lui prova un piacere fisico a dire enormita'. E siccome la “mano tesa a Teheran”gliela aveva bruciata gia' Obama appena insediato, lui e'andato oltre, dove Obama non si e'mai avventurato. Obama ha rilassato un minimo le misure contro i viaggi dei familiari e a favore delle rimesse di denaro ai cubani, ma sull'embargo da eliminare non si e'mai sbilanciato. Paul, d'un balzo, vuole non solo riaprire gli scambi come se Cuba fosse il Canada, ma pensa proprio di normalizzare ogni rapporto politico e diplomatico con i fratelli Castro. “Suvvia, Cuba non ci invadera'”, ha detto in tono scherzoso per spiegare che 'i tempi sono cambiati'. E questo, una settimana dopo che l'ultimo dissidente e' morto nelle galere di Cuba. Ma se l'isola dei Caraibi, finche' c' e'un governo comunista e senza liberta', e' ancora lontanissima dal guadagnarsi l'amicizia Usa, perche' non lavorare per stabilire una base sulla Luna? A questo ci ha pensato Gingrich, che per raccogliere un pugno di voti dai dipendenti della Nasa stazionati a Cape Canaveral ha promesso: “ Entro la fine del mio secondo mandato avremo la prima base permanente sulla Luna, e sara' americana”. La Luna come colonia, mentre il bilancio Usa sanguina per 15 mila miliardi di dollari.... Che cosa non si dice in politica. “Se avessi un manager che venisse da me e dicesse di voler spendere qualche centianaia di miliardi di dollari per mettere una colonia sulla Luna io gli direi