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Italia-Russia, Camera Commercio: "Imprenditori russi pronti ad acquisire aziende italiane"
Roma, 3 lug. (Labitalia) - "Abbiamo una lista abbastanza lunga di imprenditori che sono interessati ad acquisire entro quest'anno delle imprese italiane". E' quanto racconta Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa, intervistato da Adnkronos/Labitalia, in vista della visita di domani di Vladimir Putin in Italia. La Camera di commercio Italo-Russa è uno delle due istituzioni che sono riconosciute sia da governo russo che da quello italiano, insieme al Foro di Dialogo. "La Camera -spiega Trani- è costituita da 400 aziende, di cui 200 italiane e 200 russe. Ci sono aziende che sono tra le più grandi ma abbiamo anche un 50% di aziende, da parte italiana, che sono piccole e medie. Mentre da parte russa abbiamo solo grandi aziende. Abbiamo le banche, le principiali strutture operative". Secondo Trani, ci sono "tante storie" di acquisti da parte di imprenditori russi di imprese italiane, "dai più piccoli ai più grandi ed evidenti". "Devo dire negli esempi di grandi operazioni di acquisti da parte di russi di imprese italiane tanti sono stati i casi di insuccesso - ammette - e spesso per una scarsa informazione, sulla realtà italiana stessa, sulle difficoltà normative, dell'acquirente russo che compra l'impresa italiana. E' un tema su cui dobbiamo lavorare, perché gli insuccessi nel business sono un danno per tutti, per il sistema, perché gli investitori non investono più e la reputazione sul mercato crolla". Però, "nonostante i cattivi esempi di esperienze di imprese russe che hanno acquisito aziende nel nostro Paese e che non hanno dato la redditività attesa, ci sono molti casi di aziende di medio livello che iniziano a inserirsi sul mercato locale", spiega Trani. E per Trani "I dati commerciali ufficiali per il 2018 sono oggettivamente positivi rispetto agli anni 2014-2017 perché finalmente l'anno scorso l'export italiano verso la Russia è andato a crescere, abbiamo quasi 8 miliardi di euro, che sono generalmente generati dall'export di macchinari e apparecchiature di vario tipo". E, come spiega Trani, dopo macchinari e attrezzature nella bilancia del nostro export verso la Russia 'pesano' "abbigliamento, prodotti alimentari, prodotti chimici e farmaceutici e anche prodotti diciamo derivati dal prodotti e lavorati, come gomma e plastica". E Trani sottolinea che "le statistiche ufficiali ci fanno vedere solo i volumi diretti tra l'Italia e la Russia ma non dobbiamo dimenticare che gran parte dell'export viaggia attraverso Paesi terzi". "Basti immaginare quanta produzione italiana viene esportata in Germania e poi dalla Germania riesportata in Russia come parte di un prodotto tedesco, o semplicemente rifatturata per motivi logistici o di opportunità commerciali. Chiaramente questa parte di business non la vediamo", spiega. Per quanto riguarda l'import dalla Russia, Trani sottolinea che "importiamo molto di più, 14 miliardi di euro, quindi quasi il doppio di quanto esportiamo, ma devo dire che gran parte delle importazioni sono nel settore dell'energia e poi quello dei legnami e poi comincia a incrementarsi il settore del pellame". "Se andiamo a guardare però -spiega- la 'salute' della nostra bilancia commerciale, quello che veramente guadagniamo, le imprese italiane guadagnano più dei russi per un motivo semplice: la marginalità che le imprese italiane hanno sulla produzione ed esportazione di macchinari e attrezzature è ovviamente molto superiore rispetto a quella che c'è sull'esportazione delle materie prime. Quindi il nostro export, per quanto più piccolo rispetto all'import, a noi genera -rimarca- più marginalità, tutta salute per le nostre imprese". Senza le sanzioni contro la Russia "si potrebbe fare sicuramente di più" negli scambi commerciali tra Italia e Russia. Lo sottolinea, intervistato da Adnkronos/Labitalia, il presidente della Camera di commercio Italo-Russa, Vincenzo Trani, in vista della visita del presidente Vladimir Putin in Italia. Per Trani, "sono due gli effetti principali di queste sanzioni". "Il primo, quello a mio parere più devastante, è un aspetto emotivo. Il fatto stesso che ci siano delle limitazioni commerciali, delle sanzioni, indipendentemente dal fatto che tocchino solo un settore specifico, un'azienda specifica, il fatto stesso della loro presenza crea una situazione generale emotiva negativa. Le banche che fanno le transazioni devono stare molto attente a verificare che non siano violate le sanzioni, gli operatori commerciali devono studiare a fondo gli effetti legali delle sanzioni per evitare di violarle e quindi si riduce la tranquillità nel fare business e quindi si riducono i volumi", sottolinea Trani. "Anche se sono -spiega- volumi generati da traffico non sanzionato, non coinvolto dalle sanzioni. Comunque, questa pressione psicologica è importante. Prima arriva la fine di queste sanzioni e meglio è per entrambi gli operatori, sia italiani che russi".