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Banche: Bpm-Banco sì a nozze, fusione alla prova della Borsa

Milano, 24 mar. (Labitalia) - Bpm e Banco Popolare siglano il protocollo di intesa dando vita al terzo gruppo bancario italiano - dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo -, con un totale attivo di oltre 171 miliardi di euro, 4 milioni di clienti, 2.500 sportelli con circa 25mila dipendenti, quasi 120 miliardi di impieghi. Dopo il via libera della Bce e dei consigli delle due popolari, Milano e Verona sono attese alla prova del mercato - ieri entrambi i titoli sono stato sospesi in Borsa per l'intera seduta - e al 'verdetto' della comunità finanziaria a cui stamane sarà presentato il piano. Un'integrazione che per il Banco Popolare passa, prima della fusione, da un aumento di capitale da un miliardo. Al termine di oltre due mesi di trattative serrate, l'accordo ufficializzato ieri in tarda serata porterà alla nascita di un colosso con una vocazione retail, che può contare su una quota di mercato superiore all'8% (in termini di sportelli). Un gigante del credito - con una capitalizzazione complessiva da 5,5 miliardi di euro - con presenza forte in Lombardia (il gruppo sarà primo operatore con una quota di mercato superiore al 15%), Veneto e Piemonte. Le sinergie lorde a regime saranno nell'ordine di 365 milioni annui, con una creazione di valore stimata di circa 1,9 miliardi. I costi da integrazione, una tantum, saranno di circa 435 milioni. Il raggiungimento della situazione a regime è previsto entro il 2018. Il Bpm-Banco del futuro (ancora da decidere il nuovo nome) avrà una situazione patrimoniale rafforzata, con una Cet1 ratio pro-forma fully loaded pari al 13,6% e phased-in pari al 13,7%. Entro maggio il Banco Popolare deciderà se procedere all'aumento di capitale in opzione o no (magari anche in parte con un convertendo), comunque sarà assistita da Mediobanca e da Bofa-Merrill Lynch che daranno anche la garanzia. Alla luce del rafforzamento patrimoniale, Verona salirà in maggioranza nei pesi della nuova realtà: conterà per il 54% contro il 46% di Milano. I rapporti di concambio esatti si conosceranno solo dopo la due diligence. I tempi, per quella che è la prima fusione tra due popolari dopo il decreto del governo, sono ancora lunghi: entro maggio è atteso il varo del rafforzamento patrimoniale di Banco Popolare da concludersi a ottobre, per tenere in novembre le assemblee sulla fusione. Il sistema di governance vedrà due quartier generali, uno a Verona (sede amministrativa) e uno a Milano (sede legale). È previsto inoltre lo scorporo e il conferimento a favore di una banca che sarà controllata dalla capogruppo di alcune attività comprendenti la rete di sportelli di Bpm e del Banco in alcune province storiche di Milano. La struttura del vertice vede Carlo Fratta Pasini presidente, Giuseppe Castagna amministratore delegato, Maurizio Faroni direttore generale, Pier Francesco Saviotti presidente del Comitato esecutivo. In più, la Bpm esprimerà un vice presidente vicario, su un consiglio di amministrazione a 19 membri (da ridurre a 15 dopo un triennio): nove consiglieri saranno espressi da Verona, sette da Milano (più l'ad Castagna) e due indipendenti. La Bpm spa resterà autonoma (per 3 anni): per operare utilizzerà la licenza bancaria della Popolare di Mantova.