Puglia
Omicidio Meredith: padre Sollecito, non ci arrendiamo di fronte a ingiustizia
Barletta, 1 feb. (Adnkronos) - "Noi combatteremo fino all'ultimo, non ci arrenderemo mai di fronte a questa ingiustizia evidentemente manifesta. Non c'e' altro da aggiungere". Lo dice all'Aadnkronos Francesco Sollecito, padre di Raffaele, a proposito della sentenza della Corte di Assise di appello di Firenze che ha condannato il figlio a 25 anni di reclusione per l'omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher. Il fatto avvenne a Perugia nel 2007. La sentenza verra' impugnata in Cassazione. Sollecito replica alle affermazioni dell'avvocato Maresca, legale della famiglia della vittima, sul fatto che il figlio si trovasse vicino al confine con l'Austria giovedi' sera quando e' stata emessa la sentenza e sulla possibilita' che questo fosse il segnale di una volonta' di fuga. "La polizia giudiziaria della Questura di Udine - spiega - ha prelevato mio figlio da un albergo italiano e ha ricostruito completamente l'intero itinerario che Raffaele ha percorso muovendosi da Firenze. Raffaele era al suo rientro in Italia dopo avere appreso da me direttamente che non solo era stato condannato ma che addirittura avevano disposto il sequestro del passaporto. Io ho un messaggio che gli ho inviato, dopo che gli avevo detto non solo che doveva tornare a casa ma che doveva, il piu' presto possibile, perche' mi era stato riferito da uno dei suoi avvocati che quella disposizione della Corte di Firenze era immediatamente esecutiva, andare magari a riposarsi in albergo e la mattina, prima di riprendere il viaggio, recarsi volontariamente e personalmente al posto di polizia piu' vicino per consegnare appunto il passaporto". "Questo e' quello che c'e' stato tra me e Raffaele - continua Sollecito - e che e' dimostrato anche dal messaggio. Raffaele e' stato semplicemente anticipato dalla Polizia perche' quest'ultima probabilmente ha appreso che era in albergo. E quindi sono stati loro a trovare lui, senza aspettare che fosse lui ad andare a trovare loro. Pero' e' quello che aveva precisamente intenzione di fare mio figlio come ha comunque dichiarato alla Polizia quando lo hanno ascoltato. La polizia stressa si e' indotta ad accompagnare e scortare Raffaele fino all'ingresso dell'autostrada. Cio' dimostra che noi non abbiamo assolutamente nulla da nascondere o da rimproverarci", conclude il dottor Sollecito.