cronaca

"50mila nuovi casi di cancro al seno in Italia, come difendersi"

AdnKronos

Parigi, 3 feb. (Adnkronos) - “Sono circa 4 milioni l’anno nel mondo le donne che si ammalano di tumore al seno. Con circa 50 mila nuovi casi l’anno in Italia, dove abbiamo mezzo milione di sopravvissute. E’ stato fatto molto, negli anni, contro questo tumore, e se ormai lo screening consente sempre più spesso una diagnosi precoce, abbiamo individuato alcuni geni responsabili dell’aumento del rischio di ammalarsi. Inoltre sappiamo che lo stile di vita ha un ruolo protettivo molto importante. A partire dalla dieta e dal contrasto a sovrappeso e obesità”. A sottolinearlo all’Adnkronos Salute è Giovanni Tazzioli, responsabile Chirurgia oncologica senologica presso l’Aou Policlinico Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, a margine della Conferenza internazionale sulla riduzione del danno nelle malattie non trasmissibili, in corso a Parigi. “Il sovrappeso – precisa l’esperto – dà un’infiammazione cronica, il tessuto adiposo produce estrogeni e ormai sappiamo che aumenta il rischio di tumore del seno. Ecco perché raccomandiamo alle nostre pazienti di fare attività fisica e di riscoprire la dieta mediterranea. Questo vuol dire evitare i grassi insaturi, l’eccesso di carne rossa (non più di 300 grammi a settimana) e gli insaccati. Bisogna fare attenzione alla cottura, evitando le grigliate, e privilegiare la verdura: dobbiamo portare in tavola almeno tre ricche porzioni al giorno di vegetali e fibre. E ancora: nel nostro menù ci saranno grani non raffinati, e preferibilmente italiani. Questo perché quelli che arrivano dall’estero fanno viaggi lunghi e sono più ricchi di pesticidi”. Nella dieta suggerita da Tazzioli “non devono mancare noci, nocciole, mandorle e pistacchi, naturalmente non salati. Come pure l’olio extravergine d’oliva. Una dieta di questo tipo riduce il pericolo di recidiva. Ma attenzione, tutto questo non vale se poi si beve e si fuma. La donna non dovrebbe consumare più di un bicchiere di vino al dì. E visto che cambiare abitudini può essere ansiogeno – ammette l’oncologo – da noi prevediamo una collaborazione con la psico-oncologa e una consulenza sulla dieta”, di gruppo o personalizzata. “Non si tratta di un tema di poco conto – insiste Tazzioli – Un peso elevato dopo la terapia aumenta il rischio di recidiva. Ma la dieta è inutile se poi fumiamo. Ecco perché ha senso parlare di riduzione del danno, come stiamo facendo qui a Parigi: se non riusciamo a smettere col tabacco, oggi esistono strumenti ‘ponte’ per ridurre il danno. Anche se – sottolinea l’oncologo – l’ideale è arrivare a smettere. Occorrerebbe sensibilizzare anche i medici di medicina generale, perché modificare lo stile di vita è davvero importante per queste pazienti. Che però, dobbiamo dirlo, sono davvero ‘toste’ e, in genere, con l’impegno riescono a seguire le nostre indicazioni”. Intanto la ricerca va avanti, “penso alla ricerca genetica, ma anche al ruolo del microbiota: mille specie di microrganismi diversi che abitano nel nostro organismo e che stanno dimostrando sempre più negli studi le loro potenzialità per ritrovare o conservare la salute”.