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Palermo: capo Mobile, 'depistaggio dai parenti della vittima per non far trovare il colpevole'
Palermo, 29 dic. (Adnkronos) - (di Elvira Terranova) - I parenti di Francesco Paolo Lombardino, il carpentiere di 47 anni ucciso nel quartiere Cep di Palermo, "per non fare scoprire la verità" hanno "messo su un vero e proprio depistaggio". "Ma il loro piano è fallito...". A dirlo all'Adnkronos è Rodolfo Ruperti, il dirigente della Squadra mobile di Palermo, che ha condotto l'inchiesta coordinata dalla Procura che all'alba di oggi ha portato al fermo di Giuseppe Lombardino, lo zio della vittima, accusato di avere ucciso il nipote, seppure per "errore". Gli inquirenti lo definiscono "fuoco amico". Perché nella notte tra il 26 e il 27 dicembre scorsi, Lombardino avrebbe dovuto uccidere un'altra persona, per questioni di droga ma lungo la traiettoria si è trovato il nipote Francesco Paolo Lombardino, incensurato. "I parenti interrogati non ci hanno voluto indicare neppure il luogo dell'agguato - spiega ancora il capo della Mobile - lo abbiamo dovuto scoprire noi da soli dopo più di sei ore". Insomma, i parenti avrebbero messo su una sorta di 'cordone' per cercare di salvaguardare il presunto responsabile. Alla fine, l'uomo è stato preso a casa di un amico, con precedenti penali. "Grande coordinamento da parte della Procura della Repubblica - dice ancora il dirigente della Mobile - perché ha saputo anche fare confluire tutti i dati che arrivavano da altre forze di Polizia". Il pm che ha coordinato l'indagine lampo è Amelia Luise. Ruperti ha poi ricordato il lavoro fatto dalla sezione Omicidi della Mobile. "Questo è stato un caso davvero difficile - dice - Non ci hanno dati alcuna indicazione. Abbiamo trovato il luogo del delitto solo grazie alle nostre attività. C'era in atto un depistaggio che ci ha insospettiti. Da lì abbiamo capito il triste epilogo della vicenda. Volevano ammazzare una persona e ne hanno uccisa un'altra, un parente".