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Mafia: depistaggio, poliziotto cambia versione su Scarantino, ora rischia incriminazione/Adnkronos (3)
(Adnkronos) - Sempre la Dia è convinta che ci sarebbero delle "discrasie" sulla presenza dei poliziotti del gruppo 'Falcone e Borsellino' che nel 1995 si occuparono delle intercettazioni dell'ex pentito Vincenzo Scarantino, mentre quest'ultimo era stato sistemato in un residence di San Bartolomeo al Mare, in provincia di Imperia. “Si è potuto constatare - scrive la Dia - che tutte le pagine che compongono il brogliaccio, risultano essere sottoscritte esclusivamente da un agente e un ufficiale di pg. Talune di queste pagine risultano inoltre 'coprire' più di un giorno di registrazione delle conversazioni". Sempre oggi hanno deposto al processo altri due poliziotti, Domenico Militello e Giampiero Guttadauro, sempre del gruppo investigativo Falcone e Borsellino. "La Barbera ci disse di non fare domande a Scarantino sulle attività investigative in corso perché lo dovevano interrogare i magistrati", ha detto l'ispettore Giampiero Guttadauro. Nel giugno del 1994 il poliziotto si recò con Arnaldo La Barbera e un collega, Domenico Militello, a Pianosa. "Partimmo da Palermo per Fiumicino - dice - e da lì andammo al posto di Polizia da dove ci accompagnarono a Pratica di mare da dove abbiamo raggiunto Pianosa. Tornammo a Palermo, all'aeroporto di Boccadifalco. Qui scendemmo e ci fu chiesto di fare la vigilanza a Scarantino”. E poi ricorda ancora che Vincenzo Scarantino, nel periodo in cui era detenuto nel carcere di massima sicurezza di Pianosa "non si è mai lamentato di maltrattamenti in carcere". L'ispettore Guttadauro racconta di essere stato mandato a Pianosa, carcere di massima sicurezza "per fare presenza". "La mattina arrivavo verso le 10.30-11, entravo in carcere, ci mettevano in una stanzetta, e il collega davanti alla porta della Polizia penitenziaria - racconta - Stavo tre al massimo quattro ore. Io dovevo andare là per vedere come trattavano Scarantino se lo trattavano male. Non avevo altri ordini".