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'L'infermiere di domani', think thank al Meeting di Rimini

AdnKronos

Rimini, 19 ago (AdnKronos Salute) - L’infermiere di domani? Specialista, manager e garante della continuità dell’assistenza tra ospedale e territorio. Il 'futuro prossimo' della professione infermieristica è stato al centro del think thank sulla formazione delle professioni al Meeting Salute di Rimini, in corso fino al 24 agosto. Lo sviluppo della professione infermieristica non è solo manageriale, ma anche clinico e per questo di fondamentale importanza è riconoscere ai professionisti, le specializzazioni e il loro percorso formativo, non solo come approfondimento professionale legato ai master, ma come vero e proprio livello di istruzione universitaria superiore. E alle specializzazioni saranno anche legati la progressione di carriera e il principio di infungibilità. E' questo il panorama che la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) - si legge in una nota - sta disegnando per lo sviluppo dell’attività assistenziale degli oltre 450mila suoi iscritti di cui 385mila in servizio e di questi 270mila circa alle dipendenze del Servizio sanitario nazionale. Numeri che si traducono in una consistenza della professione infermieristica pari a oltre il 45% di chi lavora in sanità e in oltre il 40% di chi dipende dalle strutture pubbliche. "Occorre stratificare le competenze specialistiche sia nei modelli organizzativi che negli incardinamenti normativi e contrattuali", ha detto la presidente Fnopi Barbara Mangiacavalli. Già domani quindi ci aspetta un infermiere non più solo dedicato alle “esigenze di reparto e di azienda”, ma specializzato secondo canoni che la Federazione sta mettendo a punto con i ministeri di Salute e Università e su cui presto si confronterà con le Regioni. Il quadro della nuova professione infermieristica legata alla crescita formativa - prosegue la nota - va dall’infermiere generalista che lavora nell’assistenza generale, partecipando all’identificazione dei bisogni di salute, gestendo e valutando l’intervento infermieristico in strutture territoriali e ospedaliere all’infermiere specialista con competenze avanzate che lavora con ampia autonomia nell’assistenza a pazienti complessi e vulnerabili, contribuisce allo sviluppo della professione ampliando le competenze cliniche a quelle di formazione, organizzazione e ricerca ed esercita la leadership in maniera efficace e proficua, come i modelli internazionali (Oms ad esempio) richiedono. Un modo nuovo quindi di fare assistenza, che ricalca quanto già accade nei paesi maggiori partner europei come Inghilterra, Spagna, Germania e Francia, con cui tra l’altro è aperto lo scambio di professionisti. "Il riferimento alla pratica infermieristica avanzata - spiega Mangiacavalli - è sempre relativo alla pratica clinica ed è caratterizzata da due elementi fondamentali: l’approfondimento e l’estensione del sapere". Tutto questo poi prevede l’infungibilità della specializzazione, cioè chi è specialista in una branca non può essere utilizzato per un’altra. Si tratta, in analogia con altri professionisti della salute, di riconoscere all’infermiere specialista il suo ruolo, le sue capacità e le sue funzioni all’interno dei meccanismi dell’assistenza. "L’infungibilità legata alla specializzazione infermieristica - afferma Mangiacavalli - parte dalla necessità di un coordinamento trasversale dell’assistenza che richiede nuovi ruoli, già individuati nelle aree specialistiche. Sono necessarie e prevedibili figure di infermiere con perfezionamento clinico e nel management, formato a vari livelli e in grado di orientare, governare sia i processi assistenziali tipici di una certa area clinica, sia le competenze professionali necessarie per realizzarli". Alla base di tutto poi - prosegue la nota Fnopi - c’è la necessità che a formare gli infermieri siano gli infermieri. Oggi la professione infermieristica che negli atenei è la più numerosa (circa il 45% degli iscritti nelle facoltà mediche) ha un numero troppo basso di docenti-infermieri: il rapporto docenti/studenti è 1:1.350 contro, ad esempio, un rapporto di 1:6 per la facoltà di odontoiatria. Per abilitare i professori necessari ci vorrà anche un investimento relativo di circa 1,7 milioni l’anno, ma è necessario che per una formazione di livello avanzato sia previsto anche un diverso sviluppo del corpo docenti. Nella formazione poi un ruolo essenziale soprattutto per garantire qualità assistenziale ai pazienti è l’aggiornamento continuo (Ecm). E di questo la Fnopi si fa garante: da maggio 2019 ha istituito - prima tra le professioni - una rete omogenea di referenti per garantire che tutti gli infermieri perseguano l’aggiornamento continuo. "Abbiamo sempre tenuto nella massima considerazione l’aggiornamento e il ruolo degli infermieri nel sistema Ecm tanto che - riferisce mangiacavalli - abbiamo voluto inserire nel recente, nuovo Codice deontologico un articolo ad hoc".