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Mafia: pizzo a commercianti bengalesi, condanne per oltre 60 anni a Palermo

AdnKronos

Palermo, 4 apr. (AdnKronos) - Condanne per oltre 60 anni sono state emesse pochi minuti fa dal Tribunale di Palermo nel processo che vede alla sbarra dieci imputati accusati, per la prima volta, da un gruppo di commercianti bengalesi. Nel 2016 i commercianti originari del Bangladesh decisero di dire basta alle angherie subite nelle loro botteghe di via Maqueda. “Una lezione di dignità”, aveva detto l'avvocato Valerio D'Antoni, responsabile legale della "Federazione delle associazioni antiracket ed antiusura italiane" per la Sicilia occidentale, davanti ai giudici del Tribunale. Una ribellione di massa che sorprese tanti tre anni fa. In manette finirono un gruppo di palermitani del rione Ballarò per i quali il pubblico ministero Bruno Brucoli ha chiesto pene pesantissime accolte quasi del tutto dal Tribunale. Sotto processo Giuseppe, Emanuele e Santo Rubino; Alessandro Cutrona, Vincenzo Centineo, Emanuele Campo, Giovanni Castronovo, Alfredo Caruso, Carlo Fortuna e Bruno Siragusa. Sono imputati per estorsione aggravata dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale. Si sono costituiti anche il Centro Studi Pio La Torre e Sos Impresa, assistiti dagli avvocati Ettore Barcellona, Francesco Cutraro e Fausto Amato. A raccontare le minacce subite per mesi sono stati gli stessi ambulanti, aiutati dall'associazione Addiopizzo: "Ripetevano 'Vuoi continuare a lavorare? Guarda che io non ho paura della polizia. Io ti ammazzo e ti taglio tutto se non sborsi i soldi. Gli sbirri non mi fanno paura perché questa è zona mia'", aveva raccontato un ambulante interrogato dalla Polizia.