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Mafia: 'Hanno ammazzato Mario Francese!', il ricordo del collega Sergio Raimondi (2)
(AdnKronos) - "Sarei dovuto scappare, correre, mettermi in macchina e raggiungere il più velocemente possibile viale Campania. Non ce la feci, ero paralizzato. Lo capì subito Marina - ricorda ancora Sergio Raimondi - Marina Pino mi afferrò, mi strinse tra le braccia, mi accarezzò la testa e mi fece piangere, mentre piangeva anche lei. Impiegai del tempo a riprendermi, quanto non lo so e di certo non del tutto. Ma non c’era tempo, non c’era più tempo. Anche nei giornali, nei momenti più tragici, “the show must go on”. La radio collegata sulle frequenze di polizia e carabinieri gracchiava come impazzita, e oltre che di viale Campania, cominciava a parlare di due morti trovati in una stradaccia tra Villagrazia e Ciaculli. Non c’era più tempo per il dolore, il pianto, le emozioni e il cuore in tumulto. E nemmeno per lo choc. 'Raimondi vai', mi intimò il capocronista. E io andai, Raggiunsi quel posto sperduto. Pioveva, c’era fango e nel fango i corpi di due uomini. Il sospetto che potessero entrarci qualcosa con l’uccisione di Mario era inevitabile. Poi si rivelò infondato, ma in quel momento era vivo". "Come il tumulto che avevo dentro. Cercai come potevo di fare il mio lavoro. Ma quel sospetto ormai era diventata una bestia incuneata nella mia mente. E mi portò ad un gesto orribile, di cui non mi sarei mai pentito abbastanza, ancora oggi. Prima di andar via per andare alla Mobile, sputai addosso a quei cadaveri - racconta il giornalista - Sfogai la mia rabbia e il mio dolore con un gesto ignobile". E conclude: "Tutto questo accadeva 40 anni fa esatti stasera. Una vita. Segnata anche da questo come e più di tanti altri momenti in cui mestiere e dolore si sono mescolati. 'Leggi bbono i carti e parra cca ggenti' (leggi bene le carte e parla con la gente ndr), mi aveva suggerito Mario qualche tempo prima. Una lezione di giornalismo in pochissime parole. Il riassunto breve della sua vita intensa, appassionata, onesta. Vissuta con una umiltà straordinaria". "Ancora oggi mi resta qualcosa di incompiuto: non aver potuto sentire per l’ultima volta scandire la filastrocca del suo saluto".