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"Condizioni disumane", blitz contro capolarato
Latina, 17 gen. (AdnKronos) - Blitz contro il caporalato a Latina. L'operazione della Squadra Mobile di Latina e del Servizio Centrale Operativo della Polizia è scattata nei confronti di un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento del lavoro e al caporalato ai danni di centinaia di stranieri, impiegati in lavori agricoli in condizioni disumane. La misura cautelare ha raggiunto, tra gli altri, un sindacalista e un ispettore del lavoro operanti nella provincia di Latina. Gli stranieri, soprattutto braccianti romeni e centroafricani, venivano trasportati nei campi a bordo di pulmini sovraffollati, privi dei più elementari sistemi di sicurezza, ed erano costretti ad affrontare una giornata lavorativa di almeno 12 ore a fronte di una retribuzione "di 4,5 euro l'ora", come si legge nell'ordinanza, ovvero una paga inferiore alla metà rispetto a quella prevista dal contratto collettivo nazionale di lavoro del settore. I servizi di osservazione hanno permesso di accertare che i braccianti provenivano anche dai centri di accoglienza straordinaria ed erano in attesa del riconoscimento della protezione internazionale. L'ordinanza restrittiva emessa dal gip del Tribunale di Latina, Gaetano Negro, su richiesta del Procuratore di Latina, Lasperanza e del sostituto procuratore Spinelli, nei confronti di sei persone ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento del lavoro, all'estorsione, all'autoriciclaggio, alla corruzione e ai reati tributari. Tra i destinatari figurano un sindacalista della Fai Cisl di Latina e un ispettore del lavoro, che avrebbero dovuto vigilare sulla legalità dei lavori nei campi. Oltre ai destinatari della misura cautelare, che ha permesso di disarticolare un sistema di protezione e collusione che rendeva possibile lo sfruttamento selvaggio della manodopera straniera, ci sono ulteriori 50 indagati, tra cui imprenditori agricoli, commercialisti, funzionari ed esponenti del mondo sindacale, che avrebbero dovuto vigilare sulla legalità nel mondo del lavoro e tutelare i lavoratori. Gli arrestati, tra cui due donne, sono risultati impegnati, per mezzo di una società cooperativa, con sede a Sezze (Latina), nel reclutamento e nello sfruttamento di stranieri centrafricani e rumeni, somministrando illecitamente la loro manodopera a centinaia di azienda agricole committenti, avendo monopolizzato il settore nelle provincie di Latina, Roma, Frosinone e Viterbo. In un'intercettazione del 3 dicembre 2017 una delle donne finite in manette, parlando con un altro arrestato, dice: "Luigi è convinto che l'impero lo ha creato lui...no lo abbiamo creato insieme". Dalle indagini emergono le figure dei fondatori della cooperativa e organizzatori dell'attività di sfruttamento della manodopera straniera. I due avevano messo in piedi un sistema che, grazie alla copertura di esponenti sindacali e dell'Ispettorato del lavoro infedeli, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori stranieri, li costringeva a sottostare a regole disumane, non garantendo loro i più elementari diritti previsti dall'ordinamento giuridico e costringendoli a iscriversi al sindacato dietro la minaccia del licenziamento. In questo modo il sindacato percepiva, non solo le quote di iscrizione ma anche ulteriori introiti economici connessi alla trattazione delle pratiche finalizzate a ottenere le indennità di disoccupazione. "Abbiamo dichiarato guerra al #caporalato e adesso, finalmente, i nodi stanno venendo al pettine", scrive in un tweet il vicepremier Luigi Di Maio, ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico. Mentre il ministro dell'Interno Matteo Salvini, commentando l'operazione, sottolinea come "una immigrazione senza regole porta a sfruttamento".