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Maltempo: Daniele, il fango ha ucciso mio padre ma si può ripartire
Milano, 11 nov. (AdnKronos) - Daniele aveva 8 anni quando il fango ha inghiottito suo padre Roberto e la sua infanzia. Venti anni dopo vive ancora a Siano, vicino a quella montagna che il 5 maggio 1998 franando - complici le piogge abbondanti - investì case e persone: 160 le vittime, Sarno pagò il bilancio più alto con 137 bare. Anche i comuni di Quindici e Bracigliano furono travolti dai due milioni di metri cubi di melma. L'Italia, da Nord a Sud, ancora oggi fa i conti con le vittime del maltempo - 37 morti nell'ultimo mese - ma a chi ora teme di non avere più nulla, Daniele vuole dare speranza. "Mi addolora vedere quelle immagini di case inondate di acqua e fango, di persone disperate per aver perso l'abitazione o un parente - racconta all'Adnkronos -. Ero piccolo quando è successo tutto, avevo solo 8 anni e ci è voluto tempo per percepire pienamente la gravità di quanto successo. Rassegnarsi a non aver più un padre è stata una delle cose più difficili da accettare, per tutto il resto voglio dire a chi adesso è in ginocchio che c'è sempre una soluzione". Roberto Bevini aveva 48 anni e faceva l'operaio quando è morto. Ha portato in salvo la moglie e i due figli, ma un ultimo disperato tentativo di strappare al fango le cose della sua famiglia gli è costato la vita. "In tre ore la mia vita è cambiata: quella montagna si è portata via la mia casa, con regolare progetto, e mio padre. Non incolpo nessuno, mio padre era solo nel posto sbagliato. Impari ad accettarlo dopo un po', ammetto che quando si avvicina quella data, il 5 maggio, percepisco di sentirmi diverso", dice Daniele, cresciuto troppo in fretta tra qualche rinuncia e il desiderio di aiutare il prossimo.