sicilia

Mafia: operazione Ros nel messinese, otto arresti

AdnKronos

Palermo, 29 ott. (AdnKronos) - All’alba di oggi, nelle province di Messina, Catania e Palermo, il Ros, in collaborazione con il Comando Provinciale Carabinieri di Messina e con il supporto degli altri Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Messina su richiesta della locale Dda, guidata dal Procuratore, Maurizio de Lucia, nei confronti di 8 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, traffico di influenze illecite, estorsione e turbata libertà degli incanti, aggravati dal cosiddetto metodo mafioso, poiché commessi per agevolare l’attività del gruppo Romero-Santapaola. Le indagini, avviate nel 2017, "costituiscono lo sviluppo dell’operazione Beta, eseguita nel luglio dello stesso anno e che aveva documentato l’operatività nel capoluogo peloritano di una cellula di cosa nostra catanese, diretta emanazione della più nota famiglia mafiosa dei Santapaola sovraordinata rispetto ai clan che tradizionalmente operano nei quartieri cittadini - spiegano gli inquirenti - L’esistenza e l’operatività del sodalizio sono state recentemente confermate dal Gup di Messina che, in sede di giudizio abbreviato, ha inflitto pesanti condanne ai principali esponenti del sodalizio". Grazie alle attività investigative, costitute da servizi tecnici ed attività di riscontro alle recenti dichiarazioni del collaboratore Biagio Grasso, è stato possibile far luce su ulteriori vicende associative e settori di interesse della consorteria. In particolare, sono stati documentati "il controllo della distribuzione dei farmaci in Sicilia e Calabria e l’imposizione, sfruttando la capacità di intimidazione del sodalizio, dell'acquisto di farmaci da parte delle farmacie dislocate sul territorio di Messina; la commissione di azioni punitive mediante l'uso delle armi e/o della violenza, nei confronti di esponenti di clan cittadini rivali, e di danneggiamenti; la gestione, nell’interesse del sodalizio, del settore dei giochi e delle scommesse illegali; il traffico di influenze illecite, aggravato dal metodo mafioso, poiché i membri dell’associazione promettevano la somma di 20.000 euro a titolo di acconto da corrispondere ad un funzionario della società Invitalia (ex sviluppo italia) per ottenere l’inserimento di un progetto contro la ludopatia in una graduatoria che avrebbe dovuto consentire di ricevere un finanziamento di circa 800 mila euro, di cui il 40% - 50% a fondo perduto".