cronaca

Migranti: Diciotti, ritardo rinvio atti per identificare persone offese (2)

AdnKronos

(AdnKronos) - Presso il tribunale ordinario del capoluogo del distretto di Corte d'Appello è istituito un collegio composto di tre membri effettivi e tre supplenti, estratti a sorte tra tutti i magistrati in servizio nei tribunali del distretto che abbiano da almeno cinque anni la qualifica di magistrato di tribunale o qualifica superiore. Il Presidente del Tribunale dei ministri è Fabio Pilato, 52 anni, che fino a poco tempo fa aveva ricoperto la carica di giudice tutelare proprio presso il Tribunale di Palermo. Qui è stato tra gli ideatori del protocollo d'intesa siglato insieme con l'amministrazione comunale di Palermo per garantire l'accompagnamento ai minori sbarcati da soli sulle coste siciliane. Prima ancora si è anche occupato di rifugiati e riconoscimento di status e protezione sussidiaria. L'altro giudice è Filippo Serio che proviene dal Tribunale del Riesame. Nel 2011 il suo nome è finito in una lista nera di "amici degli immigrati" pubblicata su un sito neonazista (Stormfront). Il suo nome finì su quella lista perché aveva annullato la misura cautelare per un migrante perché l'ordinanza non era stata tradotta in lingua inglese. Inoltre il giudice è stato anche in prima linea nelle inchieste sulle spese pazze dell'Assemblea regionale siciliana. Infine c'è Giuseppe Sidoti che ha una esperienza di magistrato fallimentare. I rapporti, i referti e le denunce per i reati ministeriali sono trasmessi al procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto di corte d'appello competente per territorio, il quale, senza compiere nessun tipo di indagine, entro 15 giorni deve trasmettere gli atti al tribunale dei ministri e darne immediata comunicazione ai soggetti interessati, affinché possano presentare memorie o chiedere di essere ascoltati. Poi, entro 90 giorni, compiute indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, il tribunale può decidere l'archiviazione - non impugnabile - oppure la trasmissione degli atti con una relazione motivata al pm, affinché chieda l'autorizzazione a procedere alla camera di appartenenza dell'inquisito. Nel caso di Salvini la competenza è del Senato. Secondo quanto previsto dalla legge, la Camera competente può, a maggioranza assoluta dei suoi componenti, negare l'autorizzazione a procedere ove reputi, con valutazione insindacabile, che l'inquisito abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante ovvero per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nell'esercizio della funzione di governo.