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Mafia: Dia, imprenditore Clemente pienamente inserito in contesto mafioso-imprenditoriale
Palermo, 6 lug. (AdnKronos) - L'imprenditore Nicolò Clemente, arrestato oggi dalla Dia di Trapani, perché ritenuto vicino al boss latitante Matteo Messina Denaro "è risultato pienamente inserito nel contesto mafioso-imprenditoriale castelvetranese attraverso una logica spartitoria ispirata dai vertici della famiglia mafiosa (tra tutti il latitante ed i suoi parenti in libertà) ed attuata mediante il sistematico ricorso alla violenza e alla minaccia nei confronti dei committenti riottosi a piegarsi di fronte alla sua caratura mafiosa". Lo dicono gli inquirenti che hanno anche sequestrato i beni dell'imprenditore. "Il controllo del territorio veniva delineato “...come quannu lu attu va pisciannu dunni va camminannu…” (come fa il gatto che urina per delimitare il proprio territorio), manifesto programmatico confessato dallo stesso Clemente nel corso di un dialogo di rara chiarezza e forza probante", ricorda la Dia. Tra i principali elementi probatori, richiamati nel corpo del provvedimento cautelare, spicca il rapporto di “collaborazione” di natura fiduciaria tra Clemente e Vito Cappadonna, condannato per aver aiutato Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza, "mettendogli a disposizione vari alloggi e fungendo da vivandiere e co-detenuto del fratello Giuseppe Clemente". Assai significativa è anche la vicenda, riscostruita nel corso delle indagini, relativa ad una richiesta di “messa a posto” che Clemente “subiva” dalla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo per dei lavori pubblici appaltati in quel territorio (secondo la regola per cui anche le imprese mafiose pagano il pizzo per i lavori pubblici appaltati in territorio di altra famiglia mafiosa), cui l’imprenditore castelvetranese si sottraeva adducendo di essere finanziariamente impegnato nel sostentamento degli affiliati della famiglia di Castelvetrano.