cronaca

Biotech, metà imprese opera nel settore della salute

Roma, 16 mag. (AdnKronos Salute) - Le imprese che operano nel settore delle biotecnologie applicate alla salute dell’uomo in Italia sono 295, e rappresentano oltre la metà delle imprese biotech nel nostro Paese (52%). E' quanto emerge dal Rapporto 2018 realizzato da Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica) in collaborazione con Enea, presentato oggi a Roma in occasione dell’Assemblea nazionale 2018 dell'associazione industriale. Le imprese dedicate alla ricerca e sviluppo (R&S) biotech, che impegnano il 75% o più dei propri costi totali di ricerca in attività biotech, sono 183, di cui 161 a capitale italiano. Il comparto salute genera una quota preponderante del fatturato, corrispondente a oltre 8 miliardi e mezzo (74% del totale) a fronte di più alti investimenti (91%) e di una maggiore quota di addetti (76%) impiegati in R&S biotech. Sono 314 i progetti presenti nella pipeline italiana, di cui 80 circa in fase di discovery, 145 in fase di sviluppo preclinico e 90 in sviluppo clinico. Gli investimenti maggiori sono destinati verso le patologie che non trovano ancora risposte terapeutiche adeguate, come quelle in ambito oncologico, o di crescente rilievo clinico ed epidemiologico, come le malattie neurologiche e degenerative. Grandi investimenti sono indirizzati anche verso le malattie infettive e lo sviluppo di vaccini. Quelli delle malattie rare e delle terapie avanzate sono tra i settori di eccellenza del biotech italiano: da un lato, infatti, la nostra ricerca accademica vanta il maggior numero di pubblicazioni scientifiche in materia di malattie rare; dall’altro dei 6 prodotti di terapia avanzata attualmente autorizzati al commercio in Eu, ben 3 sono frutto della R&S italiana. Un settore emergente e che lavora spesso in stretta sinergia con le biotecnologie per la salute è quello legato alla genomica, proteomica e tecnologie abilitanti (Gpta). Sono 65 le imprese che lavorano in questo ambito, corrispondenti all’11% del totale delle imprese biotecnologiche in Italia. Si tratta di realtà che svolgono attività di ricerca di base, con particolare prevalenza nell’utilizzo delle tecnologie 'omiche' (genomica, proteomica, trascrittomica) e nell’analisi dei Big Data mediante approcci bioinformatici.