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Bioeconomia: in Italia vale 260 miliardi euro, terza in Europa
Palermo, 16 mar. (AdnKronos) - Oltre 260 miliardi di euro di valore della produzione - pari al 8,3% del totale nazionale - 576 start-up innovative operanti nel settore - circa il 7% del totale in Italia. Sono questi i principali numeri della bioeconomia, ovvero l’insieme dei settori che utilizzano materie prime rinnovabili di origine biologica, fotografati dal 4° Rapporto sulla Bioeconomia in Europa presentato oggi a Palermo dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, dal Cluster della chimica verde Spring e da Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica, in collaborazione con l’Università degli studi di Palermo. “Lo studio – commenta Stefania Trenti, responsabile Industry Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo – conferma la rilevanza della bioeconomia nel nostro Paese, con un trend di crescita che ha riguardato soprattutto le componenti più innovative e i mercati esteri. La vivacità di questi settori è evidente anche dall’elevato numero di start-up della bioeconomia che abbiamo censito per la prima volta nel Rapporto. A questo proposito è interessante notare la specializzazione nella bioeconomia delle start-up innovative di alcune regioni del Mezzogiorno (Sicilia, Sardegna e Puglia). In queste regioni, lo sfruttamento innovativo delle risorse biologiche dovrà giocare un ruolo importante, soprattutto nell’ottica di valorizzazione degli scarti delle attività primarie, come la pesca, trasformandoli da costo a risorsa”. “Fra le diverse fasi che compongono il ciclo idrico la più rilevante in un’ottica di bioeconomia- aggiunge Laura Campanini economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo - è quella della depurazione e della conseguente produzione dei fanghi. I fanghi possono costituire una fonte importante di biomassa, attualmente solo in parte sfruttata, visto l’ampio ricorso alla discarica. Lo studio evidenzia la necessità di passare da una logica di smaltimento a una di valorizzazione delle risorse biocompatibili. Dai fanghi si possono ricavare energia (biogas e biometano), singoli nutrienti (fosforo in primis) e biomateriali (bioplastiche). L’assetto normativo e regolamentare è cruciale perché in grado di indirizzare le scelte degli operatori. Il recente decreto sul biometano darà un impulso importante alla filiera”.