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Foibe: Ciambetti, fare i conti con il passato, ammettere colpe e responsabilità
Venezia, 4 feb. (AdnKronos) - "Un fatto nella vita che sia ricordato, è già entrato nell'eternità” spiegava Soren Kierkegaard ma c’è da chiedersi se veramente in Italia si vuole ricordare, e così trasmettere al futuro, la tragedia istro-giuliana e dalmata. Quando si affronta questo tema, si percepisce ancora oggi una sorta di fastidio, un imbarazzo profondo, in cui si intrecciano sentimenti contrastanti, dal bisogno di far chiarezza e riscoprire la verità alla rimozione psicanalitica sino all’indifferenza di chi non avendo memoria dei fatti non capisce né si sente stimolato dalla curiosità del capire quanto avvenne in quelle terre che per secoli furono parte integrante dello Stato da Mar della Repubblica Serenissima". Così, all'Adnkronos il presidente del Consiglio regionale Veneto, Roberto Ciambetti commenta la ricorrenza del Giorno del Ricordo in programma l'11 febbraio. "Dall’Istria fino al Quarnaro, alla Dalmazia e all’Albania Veneta oggi in Montenegro, tutte terre e regioni in cui l’urbanistica e la struttura delle cittadine articolate in strette calli veneziane, con chiese dai campanili marciani, ricordano un antico passato che nel Secondo Dopoguerra, a più riprese giungendo sino agli anni Settanta del secolo scorso, si tentò di cancellare, rimuovere, dimenticare - spiega - Tra pulizie etniche, la ferocia delle foibe o degli annegamenti in mare, la slavizzazione forzata del territorio, i campi di concentramento di Borovnica o dell’Isola Calva, con cultura, tradizioni, toponomastica e persino religione stravolti, una parte d’Italia scomparve nel volgere di pochi anni, cancellata nelle mappe geografiche ed espulsa dalla memoria con larga parte della cittadinanza italiana, non solo delle generazioni più giovani, indifferente e inconsapevole di quanto accaduto".