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Mafia: pm trattativa, nel '94 Cosa nostra appoggiò Dell'Utri e Forza Italia

Palermo, 25 gen. (AdnKronos) - Alla fine del 1993 il boss mafioso Leoluca Bagarella, cognato del capomafia Totò Riina, "sa della discesa in campo di Silvio Berlusconi per le politiche del 1994 e decide dirottare il suo sostegno a Forza Italia, e di fatto decide di dare sostegno a Marcello Dell'Utri attraverso i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Così, lascia perdere il Movimento 'Sicilia Libera' che aveva fondato e di fatto confluisce in Forza Italia". Lo ha detto il pm Francesco Del Bene nel corso della requisitoria nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia, in corso davanti alla Corte d'assise di Palermo all'aula bunker del carcere Ucciardone. Del Bene cita, quindi, alcune frasi tratte dalla sentenza definitiva del processo per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Marcello Dell'Utri che sta scontando una condanna a sette anni. "La Cassazione ci dice che tra Cosa nostra e Berlusconi e Dell'Utri il rapporto era paritario" e ribadisce che "Dell'Utri era un nuovo autorevole interlocutore del dialogo con Cosa nostra". "Gli agganci potenti con esponenti politici li avevano i fratelli Graviano", boss del mandamento di Brancaccio a Palermo, prosegue ancora il pm Francesco Del Bene, in aula con i pm Nino Di Matteo, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi, citando le dichiarazioni del collaboratore Tullio Cannella. "Erano loro che si occupavano di politica per risolve e i problemi di Cosa nostra, come la legislazione sui collaboratori di giustizia - spiega - Questa affermazione di Cannella che si colloca con quella di Gaspare Spatuzza in merito alle confidenze nell'autunno 1993 di Giuseppe Graviano. Che in quella circostanza gli disse: 'C'è in piedi una situazione che, se andrà a buon fine, ci permetterà di avere tutti i benefici, anche per il carcere".