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Mafia: arresti Agrigento, così i boss chiedevano il pizzo su gestione migranti

Palermo, 22 gen. (AdnKronos) - La 'messa a posto' imposta da Cosa nostra non riguarda più solo le imprese e i commercianti ma anche le coop che si occupano dell'accoglienza dei migranti. E' quanto emerge dall'operazione 'Montagna' che all'alba di oggi ha portato all'arresto di 56 persone. In particolare, secondo il giudice per le indagini preliminari, due degli arrestati, Calogerino Giambrone e Giuseppe Quaranta, avrebbero costretto il consigliere Francesco Morgante, rappresentante della Società “Omnia Acadmey' di Favara, "a corrispondere una somma di denaro non precisata in favore della famiglia mafiosa di Cammarata", a "titolo di “messa a posto” per la gestione dei Servizi di accoglienza integrata per 15 cittadini extracomunitari richiedenti asilo, dislocati presso diversi enti locali della Provincia di Agrigento e gestiti dalla stessa Società Omnia Acadmey, non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla loro volontà", come scrivono i giudici. In particolare, Giuseppe Quaranta, "quale esponente della famiglia mafiosa Favara e referente della famiglia mafiosa di Santa Elisabetta", dome dicono gli inquirenti, e Calogerino Giambrone "quale esponente della famiglia mafiosa di Cammarata –San Giovanni Gemini", avrebbero avanzato la "richiesta estorsiva, avvalendosi del metodo mafioso" e cioè, "agendo con comportamento intimidatorio, essendo noti nell’ambiente per la loro appartenenza alla locale consorteria criminale".