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Mafia: pm Di Matteo, Borsellino disse alla moglie che ci fu trattativa Stato-boss
Palermo, 11 gen. (AdnKronos) - "Nel giugno del 1992" a un mese dalla strage di Via D'Amelio "Paolo Borsellino riferì alla moglie Agnese che c'era in corso una trattativa tra pezzi infedeli dello Stato e la mafia. A riferirlo è stata la stessa vedova del giudice Borsellino, Agnese Piraino Leto". Lo ha detto il pm Nino Di Matteo proseguendo, dopo una breve pausa, la requisitoria al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Il magistrato sta ricordando le dichiarazioni rese dalla vedova dopo la strage del 19 luglio 1992. "Prima Borsellino parla alla moglie Agnese di una trattativa tra pezzi dello Stato e la mafia dice Di Matteo - poi specifica pezzi dello Stato infedeli e la mafia". In un'altra occasione, il 15 luglio del 1992, è sempre Agnese Borsellino a raccontare che il marito Paolo "era sconvolto". "Succede qualcosa che ulteriormente turba Borsellino - dice ancora il pm Di Matteo - Tra l'8 e il 10 luglio, quando il giudice Borsellino ha capito che c'erano cose che non quadravano parla del generale Antonio Subranni (imputato nel processo ndr) definendolo 'punciutu'. Utilizza una metafora drammatica per esternare alla moglie qualcosa che aveva scoperto. Non perché qualche pentito gli avesse detto che 'Subranni è punciutu', ma perché evidentemente con quella frase e quel giudizio aveva avuto consapevolezza che quella trattativa riguardava una persona per la quale aveva stima, aveva pure vomitato per la nausea". E rivolgendosi alla Corte d'assise e ai giudici dice: "Voi pensate che il giudice Borsellino, che in quello stesso periodo aveva avuto le confidenze del collaboratore Mutolo sulle gravissime collusioni di Bruno Contrada, ebbe la presa di consapevolezza dell'esistenza di una trattativa già in corso".