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Violenza su donne, a Venezia raccolta fondi promossa da 'bon’t worry onlus'

Venezia, 16 nov. (AdnKronos) - Il 18% della popolazione femminile europea ha subito forme di maltrattamento su Internet fin dall'adolescenza ovvero 9 milioni di donne, secondo i dati Oni del 2015, sono vittime di gravi forme di violenza online. A finire di più nella trappola della rete sono le ragazze con un'età compresa tra i 18 e i 24 anni. Minacce, diffamazioni, calunnie e furti di identità sono solo alcuni degli effetti collaterali della rete in cui ogni giorno restano intrappolate donne e adolescenti per mano degli ex o di predatori a caccia di vittime indifese. Per denunciare e affrontare dal punto di vista legale e normativo i reati e le violenze commesse attraverso la rete la bon’t worry onlus, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, organizza il 25 novembre a Venezia una serata di raccolta fondi a sostegno di tutte le vittime in fuga dalla violenza di genere. Nata nel 2015 per volere dell’economista internazionale Bo Guerreschi, vittima a sua volte delle violenze dell’ex marito, la bon’t worry onlus aiuta concretamente donne e bambini, che per motivi economici non possono e non riescono a difendersi. La Onlus offre alle vittime un luogo sicuro in attesa di riprendere le fila della propria vita e mette a loro disposizione una rete di professionisti competenti composta da avvocati, medici, psichiatri, psicologi e forze dell’ordine. “I reati contro la donna non sono solo quello fisici, ma anche psicologici, economici e quelli diffamatori commessi attraverso la rete e i social, che innescano delle vere e proprie trappole in grado di trainare le vittime in un silenzio eterno - dichiara Bo Guerreschi - Reati gravissimi come il furto d’identità via rete o attraverso organizzazioni anche internazionali a cui il predatore vende l’identità della vittima provocando danni senza leggi a tutela”. “Le richieste di cambio di identità da parte di donne perseguitate negli ultimi anni in Italia sono diventate migliaia, molte di loro si recano all’estero per ottenere solo una tutela personale e rientrano con un nuovo nome e una nuova identità - continua Bo Guerreschi - È assurdo come la rete da luogo di ascolto e condivisone possa trasformarsi in un’arma a doppio taglio luogo di insulti e di calunnie. Questo accade perché in Italia non esiste una legge organica di protezione delle vittime di reati, solo la legge Ferrara 71/2017 sul cyber bullismo ha introdotto una maggiore attenzione sul tema, ci auguriamo che venga presto applicata.” Proprio la senatrice Elena Ferrara, membro della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani nonché promotrice della legge 71/2017 sarà ospite della serata organizzata dalla bon’t worry, per discutere dei contenuti della legge e fare il punto sull’iter di approvazione. “Le vittime purtroppo hanno paura di denunciare sia per mancanza totale di tutela da parte degli organi dell’Autorità competente, sia per l’impossibilità delle forze dell’ordine di poter concretamente agire oltre il semplice intervento - aggiunge Bo Guerreschi - Hanno paura che in seguito a una denuncia possano trasformarsi in cadaveri o ricevere gravi ripercussioni e anche se denunciano il tempo di intervento è eterno. I casi di cronaca che conosciamo sono un piccolissimo numero rispetto alla realtà. Vi sono degli omicidi, in realtà che nascondono molto di più. Le percentuali degli ultimi cinque anni sono una fantasia, nella realtà è un bollettino di guerra e siamo sull’ordine di 11 stupri al giorno, senza considerare i reati contro i minori, omicidi/femminicidi”.