Lazio

Caso Rignano: giudici Appello, minori furono influenzati da genitori

Roma, 29 lug. - (Adnkronos) - "La mancanza della prova in ordine alla sussistenza dei fatti, prima ancora che alla riconducibilità degli stessi agli imputati impone di ritenere corretta la formula adottata dal giudice di primo grado. Fermo restando che le testimonianze dirette dei bambini non consentono in alcun modo di ritenere provati i criteri di collegamento tra l'oggetto della imputazione astrattamente considerato e coloro che sono chiamati a risponderne". Lo scrivono i giudici della terza Corte d'Appello di Roma presieduta da Ernesto Mineo nella motivazione della sentenza che il 16 maggio scorso, confermando la decisione di primo grado, ha assolto le cinque persone imputate nel processo per le presunte violenze subite da 21 bambini nella scuola materna 'Olga Rovere' di Rignano Flaminio. Circa il fatto che i minori nei loro racconti possano essere stati influenzati dai genitori i giudici nella motivazione affermano che dagli atti emerge "che vi siano stati contatti tra genitori, preliminari alla presentazione delle denunce". E le conseguenze di questi contatti, scrivono, "sono misurabili attraverso la distanza esistente tra il contenuto delle denunce e le audizioni protette dei minori che testimoniano fino a oltre ogni ragionevole dubbio che i minori furono influenzati dai genitori attraverso la lente di ingrandimento degli adulti che gli stessi genitori intrecciarono le loro esperienze fino a determinare un'inestricabile reticolo". Insomma, secondo quanto si legge nella motivazione della sentenza, "la complessa vicenda così come contestata non trova alcuna valida conferma in atti. Le denunce presentate sulle quali si incentrava la gran parte dell'ipotesi accusatoria non hanno subito alcun vaglio tecnico, se non quello del gip che dispose le misure cautelari nei confronti degli imputati ricevendo ripetute smentite sin dal riesame nonchè con il giudicato cautelare della Corte di Cassazione e con la sentenza assolutoria del Tribunale di Tivoli che ad avviso di questa Corte va interamente confermata". (segue)