Antichi vizi
Pd, emergenza-gas: ecco perché i dem vogliono ridurci in macerie
Anche se le temperature sono ancora quelle di una torrida estate, l'autunno politico e sociale, che si preannuncia altrettanto e più caldo, è già iniziato. Quella "tempesta perfetta" che tecnici e osservatori prevedevano da diversi mesi è già qui fra noi: è la conseguenza degli stratosferici rincari dell'energia, a cui non possono non seguire, come da dottrina, quelli degli altri prodotti e quindi inflazione e tendenzialmente anche recessione.
Di fronte a questa emergenza, rispetto alla quale quelle che abbiamo vissuto recentemente (dalla pandemia alla crisi economica e alla necessità di impostare una sana "ripartenza") quasi impallidiscono, non si può tergiversare più di tanto, casomai aspettando che entri in carica il nuovo governo. Matteo Salvini si è dimostrato pienamente consapevole di questo dato di fatto, proponendo un armistizio su questo preciso punto alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale affinché diano il giusto supporto a Mario Draghi per agire con forza e tempestività. D'altronde, se le forze politiche decisero di dar vita un anno e mezzo fa ad un governo di unità nazionale e responsabilità per affrontare le emergenze sistemiche di allora, perché oggi non dovrebbero fare lo stesso per dare una risposta a una questione che mette in gioco più delle altre la coesione sociale e il generale livello di vita degli italiani? Certo, in quell'occasione fu il presidente della Repubblica a farsi promotore di un accordo e a lanciare un appello a tutti per il bene superiore della "salvezza nazionale". Ma la sostanza poco cambia se a farsene carico è il leader di un partito. Senza contare che non sarebbe irrituale, ed anche pienamente nei suoi poteri, se Sergio Mattarella intervenisse anche questa volta a sostegno di una proposta che è in piena continuità con le scelte da lui fatte precedentemente.
TORNACONTO
Il problema è che purtroppo a rispondere all'appello di Salvini dovrebbero essere forze come il Pd e i Cinque Stelle che hanno ampiamente dimostrato, e non solo in questo scorcio di campagna elettorale, di anteporre il loro tornaconto all'interesse nazionale. È evidente, in effetti, che, preso atto del vantaggio che ha attualmente il centrodestra nelle intenzioni divoto degli italiani, Letta e compagni, invece di combattere una battaglia "in positivo", opponendo cioè il loro programma a quello degli avversari, stiano seguendo la strategia di porre quanti più ostacoli extrapolitici sia possibile immaginare sulla loro strada. Che fra questi possa esserci an che la volontà di consegnare un Paese in macerie ai probabili vincitori del 25 settembre, non è affatto da escludere. Una sorta di "muoia Sansone con tutti i filistei" che è nel Dna di questa sinistra rancorosa e in difficoltà. Diverso è il caso di Carlo Calenda che, dopo aver proposto addirittura una antidemocratica (e furba) sospensione generalizzata della campagna elettorale, non può tirarsi ora indietro. Quanto al centrodestra inteso come coalizione, sarebbe opportuno, a mio avviso, che, alle condivisibili linee strategiche di politica energetica elaborate nel programma, fosse ora aggiunto un codicillo con una proposta più a breve termine, fattibile e non demagogica, da consegnare subito a Draghi. Sarebbe un ulteriore modo di mostra re all'opinione pubblica, che comunque lo ha già ampiamente capito, che si procede uniti e con una bussola di riferimento precisa che non è uno slogan elettorale: l'interesse degli italiani.