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Vittorio Feltri, "come lo Spirito Santo". Vietato toccare la fiamma della Meloni
Nella simbologia fascista (o anche neofascista), che comprende il fascio littorio, l'aquila romana e la croce celtica, non vi è alcuna traccia della fiamma tricolore che appare sul simbolo di Fratelli d'Italia. Eppure i progressisti pretendono che quella fiammella, a loro giudizio testimonianza inconfutabile dello spirito illiberale e delle aspirazioni da ducetta di Giorgia Meloni, venga rimossa in quanto esprimerebbe un richiamo evidente alla dittatura mussoliniana che, secondo la sinistra, la leader di Fratelli d'Italia avrebbe intenzione di restaurare una volta al governo.
Da lustri Meloni, vittima di accuse infamanti, puntualizza, sottolinea e specifica quello che non andrebbe dichiarato, essendo scontato, ovvero che il suo partito rinnega gli anni oscuri del fascismo con annessi e connessi. Ma non basta mai, dal momento che i sedicenti democratici non sono mai paghi e seguitano a lanciare le loro invettive incriminando Giorgia di essere nostalgica di Benito.
L'inquisizione contro Meloni si è inasprita da quando siamo entrati in campagna elettorale, essendo ella a capo del partito che, stando ai sondaggi, sarà il più votato. Questo accanimento riguardo il simbolo di Fratelli d'Italia non dimostra altro che l'inattaccabilità di Giorgia, la quale del resto ha sempre mantenuto una coerenza e quindi una credibilità di cui non godono né alleati né avversari e non vi è nulla che le si possa rimproverare, dunque ci si focalizza sul disegnino che appare sul logo di FdI. La battaglia per la rimozione della fiamma è una questione talmente sciocca da risultare ridicola. Ma, sopra tutto, essa dà prova della inconsistenza delle argomentazioni su cui fanno leva i progressisti per vincere le elezioni. La strategia è quella a cui siamo ormai avvezzi, essa consiste nello screditare e criminalizzare l'antagonista, facendone la caricatura di un mostro e indicandolo quale pericolo per la democrazia, la Costituzione, l'Europa, l'economia e i diritti umani.
La sinistra non si impegna per conquistare voti attraverso una attività costruttiva che punti sui contenuti e sulle proposte politiche, si limita piuttosto a tentare di strapparli al centrodestra mediante opera di demolizione che rasenta il reato di diffamazione e qualche volta lo configura.
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L'elettorato è impermeabile a questo lavaggio del cervello ed è in grado di comprendere che il vero rischio per la democrazia è costituito dai democratici, i quali mostrano una predilezione per i metodi fascisti. Ad esempio, concepiscono la libertà di pensiero solo se il pensiero espresso corrisponde alloro.
La fiamma, lungi dall'essere un richiamo al fascismo, è elemento che ritroviamo nelle culture e nelle religioni arcaiche e anche nell'ambito dello sport. Quella olimpica rappresenta valori positivi e non di sicuro la tirannide. Nel mito di Prometeo, che rubò il fuoco al padre degli dei, Zeus, la fiamma è vita e libertà, antitesi quindi del fascismo. Per noi cristiani, la fiamma simboleggia lo spirito santo. Essa è sacra. Però i radical-chic vogliono fare passare adesso quella di Meloni come un anelito al totalitarismo, sebbene individui aderenti a partiti che hanno utilizzato la fiammella tricolore abbiano ricoperto, in un recente passato, ruoli istituzionali di grande rilievo senza suscitare scandalo, riprovazione o timori. Segnalo che la svastica, emblema del nazismo, è ricorrente nell'arte cristiana di ogni tempo, tanto da essere diffusa anche all'interno delle nostre chiese. Nel Duomo di Reggio Calabria ve ne sono incise addirittura duecento. Tacciare per questo i miti reggini di essere nazisti, amanti di Hitler, antisemiti, razzisti sarebbe folle oltre che ingiusto. Bene, questo è quello che stanno facendo i dem con Meloni. La sinistra si concentri non sull'allegorico bensì sulla sostanza. Ammesso che ne abbia.