guerra logorante

Putin, Alessandro Sallusti e il vantaggio russo: il Cremlino non ha fretta

Alessandro Sallusti

Volendola riassumere, la situazione in Ucraina è messa così: ogni giorno muoiono in combattimento cento soldati di Kiev e cento soldati russi, quindi ogni giorno l'esercito ucraino perde cento combattenti mentre le vittime russe vengono rimpiazzate il giorno dopo da truppe fresche nel fisico e nella mente. È una questione di matematica, non di politica o di valore militare: ogni giorno che passa l'eroica resistenza ucraina, a differenza dei suoi nemici, si indebolisce numericamente e la vittoria sul campo di Putin si avvicina e più prima che poi arriverà a compimento. Il leader russo non ha particolare fretta, dei suoi ragazzi morti nulla gliene importa e comunque essendo un dittatore non deve risponderne alla sua opinione pubblica.

 

 

La differenza tra lui e i leader europei impegnati a trovare una soluzione è tutta lì: Draghi, Macron, Scholz e compagnia hanno a che fare con parlamenti e cittadini liberi di informarsi e di pensare: la conta quotidiana dei morti militari e civili sta diventando insopportabile alle coscienze, i sacrifici economici in atto e che si profilano pesano e fanno paura, in nome della libertà la propaganda anti occidentale fa il suo corso inesorabile. In altre parole anche il pasciuto Occidente si sta per arrendere alla prepotenza di Putin ed è paradossale che ciò avvenga prima che l'eroica Kiev issi bandiera bianca. L'impressione è che l'Europa e l'Italia stiano cercando una via d'uscita non per l'Ucraina ma per se stesse ed è apparentemente paradossale che in queste ultime settimane Roma abbia raddoppiato l'importazione di gas dalla Russia consegnando a Putin una montagna di miliardi da spendere per combattere contro i nostri presunti amici.

 

 

Siamo in mezzo al guado e la sponda si allontana, i lavori lasciati a metà sono la rovina dell'imprenditore che sopporta i costi senza trarne i vantaggi. Sarebbe a questo punto meglio decidere che strada prendere senza ipocrisia, tatticismo e stucchevoli appelli morali che non trovano mai conferma nei fatti. O l'Ucraina la si aiuta nel limite del possibile e del lecito senza tante menate come per esempio fa il Regno Unito oppure la si abbandoni al suo destino con il cinismo necessario, non sarebbe la prima volta che finiamo una guerra dalla parte opposta a dove l'avevamo incominciata. Attenti però, che la Storia non bara, non perdona e non manca mai di presentare il conto.