Addio
Ciriaco De Mita, il ricordo di Vittorio Feltri: "Le carte, l'attico, il terremoto. Vi racconto il mio amico"
Quando incontrai Ciriaco De Mita era da poco stato rapito ed ucciso Aldo Moro ed era quindi alle battute finali la politica di compromesso storico che negli anni precedenti aveva tentato di portare al riavvicinamento tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano, il quale tuttavia non arrivò mai a partecipare al governo in una grande coalizione. La Dc, risoluta ad archiviare questa fase e ad intraprendere un nuovo corso, inaugurò una serie di convegni a cui presero parte i personaggi politici di spicco. Fui mandato dal Corriere ad uno di questi raduni, che si tenne sul lago Maggiore, dove ebbi modo di ascoltare il discorso di De Mita, facendone la cronaca e riportandone i concetti, espressi dal politico con il suo linguaggio fumoso. Il giorno seguente, uscito il pezzo, De Mita, allora ministro, mi telefonò complimentandosi perla mia scrittura. Restai attonito.
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Di lì a poco ebbe inizio la campagna elettorale ed io fui incaricato dal mio giornale di seguire i leader dei diversi partiti nei loro comizi. Si trattava di un mandato rilevante. Mancai di partecipare solo ai convegni di Bettino Craxi, il quale si oppose alla mia presenza. Quando comunicarono a Ciriaco che sarei stato io a scrivere riguardo la sua campagna elettorale, ne fu molto lieto. Andai come prima tappa in Piemonte, dove una folla straripante accolse De Mita. Alla sera avrei dovuto raggiungere Roma e Ciriaco, avendolo appreso, mi invitò sull'aereo privato del suo caro amico Calisto Tanzi, sul quale egli stesso viaggiava. Insistette tanto che non potei rifiutare. Durante il volo il ministro ed un altro passeggero si misero a giocare a carte, a tresette, con un certo coinvolgimento, tanto che arrivarono persino ad incazzarsi e a bestemmiare. Non persi l'occasione di raccontare anche questo spaccato di "ordinaria" quotidianità nel mio pezzo. Ciriaco ne fu molto divertito.
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VINO E FREDDURE
Un ferragosto fui inviato dal Corriere nel paese natale di De Mita, a Nusco, in provincia di Avellino. Trovai alloggio in un albergo orrendo, del resto da quelle parti non c'era molta scelta. Giunto in hotel, dalla mia stanza, chiamai Ciriaco, il quale mi disse che in quel momento era impegnato e mi diede appuntamento per il giorno seguente. L'indomani mi presentai a casa del politico, una villetta graziosa seppure arricchita con elementi dal gusto discutibile, come un pozzo finto piantato in giardino. Davanti all'abitazione Un Ferragosto fui inviato dal Corriere nel paese natale di De Mita, a Nusco, in provincia di Avellino. Trovai alloggio in un alfui catapultato in un passato ancestrale, anzi medioevale, ritrovandomi in mezzo ad una folla di persone che andavano a porgere omaggio a De Mita, stringendo sotto il braccio chi un cappone chi una pagnotta. Per non creare turbamento, mi misi in fila anche io, pur essendo a mani vuote. Giunto finalmente il mio turno, fui spinto in casa con calore da De Mita che mi offrì un bicchiere o due di Falanghina, servito freddo. Ma a ristorarmi dall'afa non fu il vino ghiacciato, bensì le freddure di Ciriaco nonché una spassosa barzelletta che aveva come protagonisti De Mita stesso e Craxi. Ciò che suscitava maggiore ilarità era la circostanza che a raccontarmela fosse Ciriaco stesso, che conti.