Cortocircuito
Elon Musk e il paradosso della sinistra: i compagni chiedono a Twitter più censura
Per farsi un'idea sul carattere di Elon Musk c'è un sistema comodo: basta rileggere quanto successe quando venne trascinato in una causa per diffamazione da un inglese cui aveva dato del pedofilo nel corso di una lite. Per cavarsela in tribunale il miliardario nato a Pretoria tenne un discorso memorabile. E vinse, riuscendo a far digerire al giudice la teoria che in Sud Africa, dove è nato, un po' tutti danno del violentatore di bambini al prossimo, così, per burla. D'altra parte per l'imprenditore - oggi trasferito negli Usa - quel processo rappresentava una questione di principio, visto che da tempo si definisce un «assolutista del pensiero libero». E ora che si è comprato Twitter per 44 miliardi ha annunciato che adotterà questo metro per governare il suo social network (non certo il più popolare, ma sicuramente quello più usato dalla politica).
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Tutti liberi, anche di andare nettamente sopra le righe, purché - sia chiaro - lo si faccia mettendoci la faccia. «Il limite deve essere solo la legge. Censurare qualcuno andando oltre ciò che è legale significherebbe andare contro il volere popolare», ha spiegato Musk.
Detto in altri termini, per chi non fosse pratico di questo mondo virtuale, oggi su Twitter chiunque può spacciarsi per il Mahatma Gandhi o per Topolino e andare a insultare chi gli pare - dal Dalai Lama a Minnie - rischiando solo che, dopo lunghe procedure, qualcuno dall'alto intervenga per cancellare il messaggio. Il che non sempre avviene. La rivoluzione di Musk è questa: lui vorrebbe lasciare anche che questo caos continui, purché chi scrive lo faccia a volto scoperto affrontando le eventuali conseguenze.
Un obiettivo che potrebbe apparire logico, ma non per tutti è così.
Da Cate Blanchett a Carola Rackete passando per Beppe Severgnini, migliaia di volti noti - praticamente tutti orientati a sinistra - si sono scagliati contro la «crociata per il pensiero libero di Musk». «Se pensiero libero vuol dire libertà di insultare, diffamare, minacciare e mentire (in forma anonima, of course), o di sovvertire la democrazia (come ha provato a fare Trump), allora non ci interessa più, caro Musk», ha scritto Severgnini. I Democratici Usa sono arrivati a rinfacciargli il suo patrimonio (come se Mark Zuckerberg, proprietario del colosso Face book -Wh atsapp - fosse un indigente). Altri semplicemente lo definiscono «pericoloso per la democrazia». Twitter infatti aveva cacciato Donald Trump, cosa farebbe oggi Musk? Lo lascerebbe parlare? Molto probabilmente sì. E questo è «pericoloso».
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Tanti sembrano essere convinti che la soluzione per smontare tesi errate (o presunte tali) sia oscurarle. O che un social network possa e addirittura debba decidere a chi concedere diritto di parola e chi è dannoso per la società. Musk ieri ha ribadito di ritenere vero l'opresse) posto, come l'esperienza insegna: «Truth (ovvero il social creato dalla Trump Media & Technology Group per aggirare i divieti) esiste perché Twitter ha censurato il pensiero libero». In altre parole, chi pensava di risolvere la questione con un cartellino rosso ha sbagliato i conti.
In questo momento, sembra bizzarro, ma Musk si trova in mezzo al tiro incrociato dei pensatori di sinistra di mezzo mondo perché condanna la censura a 360 gradi. Il che è curioso anche per un altro dettaglio. Parliamo del patron di Space X, il progetto per portare i ricchi in vacanza nello spazio. Qualcuno ha provato a fare delle stime: pare che le sue navicelle rilascino nella nostra atmosfera fino a 100 volte più CO2 per passeggero rispetto a quella di un volo intercontinentale. Inquina come una centrale a carbone e lo fa per gioco. Non per questo finisce sotto accusa da parte di presunti ultra-ambientalisti come la Rackete - anzi pare che a nessuno freghi nulla - ma perché critica i censori. Forse il problema non è oscurare le idee altrui, ma di averne di sensate. «Spero che anche i miei peggiori critici rimangano su Twitter, perché questo significa libertà di parola», ha detto Musk. Lezioni.