L'effetto della guerra
È urgente spostare ancora di più per l’Europa e l’Italia il baricentro a occidente. L’analisi di Andrea Pasini
Dopo più di cinque anni si sta tornando a parlare di TTIP, ovvero il Trattato transatlantico di libero scambio tra Europa e Stati Uniti. A riaprire le discussioni è stata la Germania, attraverso la voce del ministro delle finanze tedesco Christian Lindnerha, che oggi si dice interessato a riaprire le trattative su un accordo più volte congelato proprio dalla Germania e alla Francia.
Il motivo è semplice, con Russia e Cina fuori dai giochi, Berlino deve trovare alternative. La Germania è infatti il paese che paga di più, seguito dall'Italia, per le sanzioni contro Putin, quelle imposte da Obama, e ora da Joe Biden. E sono in pericolo anche gli scambi con il Dragone, da cui dipendono due milioni di posti di lavoro solo in Germania.
«La crisi in corso mostra quanto sia importante il libero scambio con i partner nel mondo che condividono i nostri valori» ha dichiarato Christian Lindner. Io sono Andrea Pasini un imprenditore di Trezzano Sul Naviglio e appunto in quanto imprenditore, quindi particolarmente interessato a questo tema, appoggio pienamente questo tentativo di resuscitare un accordo di libero scambio tra Paesi che credono nella libertà e nella democrazia.
Gli Stati Uniti si stanno dimostrando un ottimo alleato contro Putin. Durante il suo recente viaggio in Europa, il presidente americano Joe Biden, ha annunciato che supporterà il popolo ucraino con donazioni pari a un miliardo di dollari, aprendo le porte degli USA a 100.000 profughi.
Ci troviamo davanti a una storia di collaborazione e scambi importante e l’interruzione del blocco transatlantico potrebbe portare 16 milioni di nuovi posti di lavoro, 6 trilioni di dollari in merci e servizi all’’anno, e un terzo del Pil globale. Negli ultimi anni abbiamo anche assistito a un interessante aumento degli investimenti finanziari italiani negli Stati Uniti, passati dai 19.5 miliardi di dollari del 2008 a 31,6 miliardi (+62%).
Lasciando per un attimo da parte i numeri, sono fermamente convinto che la guerra contro la Russia richieda nuove e importanti scelte, tra cui uno spostamento ancora più marcato del baricentro a Occidente e, di conseguenza, un rilancio del Ttip. Non a caso, durante il vertice di questi giorni a Bruxelles, si è deciso di incrementare le spedizioni di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti all’Europa e di investire in soluzioni per creare idrogeno pulito e rinnovabile, così da aumentare la sicurezza economica energetica e nazionale e ridurre la dipendenza (e il potere negoziale) dalla Russia.
Sempre durante il vertice si è compiuto un importante passo avanti in merito al flusso di dati condivisi che he facilitano 7.100 miliardi di dollari l’anno di relazioni economiche tra Stati Uniti e Unione europea e migliorano il quadro della Privacy Shield, promuovendo la crescita e l’innovazione e aiutando le piccole e grandi aziende a competere su scala globale.
Un accordo geo-economico (e geopolitico) come un Ttip rivisto e aggiornato stimolerebbe e tutelerebbe, attraverso il libero scambio, il principale blocco commerciale ed economico mondiale.
Oggi, più che mai, risulta il momento giusto per intavolare una discussione seria che si possa tradurre in un nuovo accordo apertamente filoatlantico ed europeista, che consentirebbe all’Occidente di restare protagonista nello scacchiere mondiale. Crescere insieme nel rispetto delle nostre differenze, uniti da quei valori che per noi sono assolutamente fondamentali, nella tutela dei diritti umani e nel costruire un futuro sostenibile.