La solita Italia
Sabrina Quaresima e il sesso con lo studente: registratore acceso? Cosa non torna
Potremmo già avviare il casting per assegnare il ruolo della preside, Sabrina Quaresima, della quale infatti sappiamo tutto. Parliamo della vicenda, peraltro dal profilo penale nullo essendo i protagonisti tutti maggiorenni, che vede coinvolti in una presunta relazione pericolosa la preside del liceo romano "Eugenio Montale", bella donna cinquantenne, sbattuta su tutti i giornali, con repêchage istantanei di video in cui la dirigente scolastica espone il suo programma educativo, e uno studente dell'ultimo anno, di cui invece nulla si sa, il nome, il volto, i suoi progetti per il futuro, a parte quello, pare, di vantarsi con gli amici per le sue conquiste, attitudine piuttosto antica. Insomma una trama boccaccesca, o dongiovannesca, a seconda dei punti di vista, in cui però si indovina tanta ipocrisia, falsa virtù, e la sensazione che chi mente, a suo modo dica la verità, e chi dice la verità, additando l'immorale preside, menta.
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IL TWEET DI GAIA TORTORA - La giornalista Gaia Tortora, in un tweet, è stata eloquente: «Lui maggiorenne. Lei pure. Lui studente. Lei preside. Di lei sappiamo già nome cognome volto. Di lui no. Nessun reato. Che cazzo di informazione è?» Ognuno dia la risposta che preferisce. Lasciamo pure stare il fatto che la preside smentisca ostinatamente di aver avuto relazioni sessuali con lo studente, e che si dichiari vittima di un sabotaggio; benché proprio ieri Repubblica abbia fornito ai suoi lettori la trascrizione di alcune registrazioni audio (fatte dallo studente, parrebbe, ma a quale scopo? Si va forse a un incontro nel quale si vuole dare addio alla propria bella con il registratore del telefonino acceso? Sì, se poi si vuol far circolare la storia e fare un po' di chiasso...) in cui lui e lei si scambiano le tipiche frasi di ogni coppia che decida di separarsi: «Ho conosciuto un'altra», «Immaginavo ci fosse un'altra, da quanto la conosci?», eccetera, e con l'abbellimento pruriginoso del passaggio sul "toy boy", appellativo che lei avrebbe dato a lui, con leggerezza, e lui, permaloso, se ne sarebbe risentito.
Insomma, lasciamo da parte tutte queste scempiaggini che conosciamo fin troppo bene, perché sono le scempiaggini in cui ognuno di noi sarà cascato tante volte, se ha avuto una vita sentimentale appena decente. La questione che resta sul tappeto è: perché i media hanno rappresentato lei come una poco di buono, un'adescatrice, una donna lussuriosa della quale era lecito diffondere generalità, volto, e perfino un video, e lui, il liceale maggiorenne, che tra l'altro avrebbe avuto la risolutezza, dopo solo un mese, di troncare il rapporto chiedendo virtuosamente che d'ora in avanti avrebbe accettato dalla donna solo «rapporti istituzionali», neanche fosse un ministro, lui, dicevamo, è stato tutelato in una profonda, impenetrabile anonimità?
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MORALISMO E IPOCRISIA - Ricapitoliamo: nessun reato, entrambi maggiorenni, forse una sbandata dell'una, dell'altro o di entrambi (o di nessuno, a sentire la donna), e con ciò? Perché ci scandalizziamo? Perché andiamo in cerca dell'Eva tentatrice? Non per assumere i panni dei femministi, che francamente ci starebbero larghi, ma ci pare che questa vicenda puzzi di moralismo da commedia scolastica anni 70, per non dire da satira anni 50, quelle con Alberto Sordi con gli occhialini tondi e i capelli sparati all'insù che s' indigna, ipocritamente (in realtà fa la tratta delle bianche e delle nere) per il malcostume generale nei night-club. La preside è avvenente, ma mica è un reato esserlo, né un impedimento alla propria funzione. E se proprio dobbiamo discutere di comportamenti non appropriati, va bene, facciamolo pure, ma allora o tuteliamo l'anonimità di entrambi o di nessuno, altrimenti si avalla l'idea che lui, lo studente maggiorenne, sia un sedotto e abbandonato, quando potrebbe benissimo essere il contrario.
TRITI PREGIUDIZI - Che tristezza quest' Italia progressista, secolarizzata, digitalizzata, che si scalda tanto per un amplesso - ammesso che ci sia stato tra uno studente adulto e la sua preside, e dove tutti i più triti pregiudizi si riattivano, designando la donna come la fonte d'ogni tentazione, d'ogni male, e il maschio, specie se più giovane, come un'anima ingenua consegnata con pacco espresso a Satana. È stato giusto non fornire le generalità dello studente, non offrirlo in pasto ai commenti del villaggio globale, ma allo stesso tempo, e ancor più, sarebbe stato sacrosanto proteggere anche la preside dagli strali dei moralisti e dai commenti volgari. Forse un giorno si capirà che le faccende di letto tra maggiorenni non riguardano nessuno salvo i diretti interessati, e che divulgare le loro conversazioni è, non diciamo reato - non ci piace prendere sempre la via dei tribunali -, incivile.