Nel mirino

Roberto Speranza, il ministro che perde tempo: Covid, la farsa della "fase nuova"

Iuri Maria Prado

Roberto Speranza, confermato al governo per i meriti acquisiti da ministro della Delazione durante il consorzio del vaffa in pochette con il partito di Bibbiano, ieri ha spiegato che «possiamo iniziare a progettare una fase nuova, un tempo nuovo nella lotta al Covid». E tu dici: «Oh, finalmente!». Poi cerchi di capire qual è il progetto di questa fase nuova, e stai fresco. La ricetta: vediamo, valutiamo, ma ora è tutto "prematuro". Si tratta, in forma opportunamente modificata, dello stesso metodo adoperato dal ministro con il libro che ci spiegava come saremmo tutti guariti, il capolavoro ritirato prima che decine di migliaia di morti in più si incaricassero di denunciarne, diciamo così, la spensierata intempestività.

 

Ora non si sbilancia più. Ma la vacuità programmatica d'oggi è solo l'altra faccia del miracolismo propagandistico che gonfiava le vele degli esperimenti editoriali del ministro finiti contro gli scogli della realtà, quella che pretendeva di governare chiudendo tutti in casa e istigando i vicini a denunciare l'ospite di troppo alla cena dirimpettaia fino a che non arrivava 'o sole mio a concedere la puntuale tregua. Il che potrebbe anche andare bene (si fa per dire) se non si inventasse ma Speranza fa anche questo - che l'Italia se l'è giocata benone «tenendo sostanzialmente tutto aperto»: ed evidentemente a nessuno, tra i presenti, è venuto l'inammissibile ghiribizzo di domandare al ritiratore di libri che cosa mai occorra cambiare se davvero è già tutto normale.

 

L'affidabilità di questo ministro era già palese quando rivendicava "trasparenza" mentre si tenevano secretati i verbali delle chiacchiere con il cts, e per ottenere che li cacciassero fuori serviva fargli causa un paio di volte. Dopo due anni è ancora lì, a spiegarci che non è ancora il tempo di uscirne migliori ma lui ci sta studiando.