Natale

Papa Francesco, il grande reset della Storia: la rivoluzione con cui i potenti hanno dovuto fare i conti

Antonio Socci

Il Natale non è una bella favola che, una volta nell'anno, fa dimenticare la crudeltà delle cronache, a cominciare dalla pandemia. Anche la pandemia permette di capire cos' è il Natale, perché ci ricorda che l'umanità è "malata": in realtà è malata da sempre, nel profondo e non (solo) di Covid, ed è per questo che è venuto sulla terra il Figlio di Dio. Ieri il Papa, negli auguri alla Curia, ha usato un'immagine impressionante: «Tolte le nostre vesti, le prerogative, i ruoli, i titoli, siamo tutti dei lebbrosi bisognosi di essere guariti». Dietro «le maschere e le armature» del «riconoscimento sociale» e del «luccichio della gloria di questo mondo» siamo malati, intossicati dal male o creature ferite, poveri peccatori, mendicanti bisognosi di un Salvatore che cambi la nostra vita e ci salvi.

Le miracolose guarigioni fisiche di Gesù, documentate dai Vangeli e anche dai testi non cristiani (ciechi che tornano a vedere, muti che ritrovano la parola, paralitici che camminano e perfino morti che resuscitano) erano il segno visibile della vera guarigione che il Salvatore era venuto a portare: dal male, dalla disperazione e dalla morte. Il Figlio di Dio è venuto a riempire la solitudine degli uomini e la loro mai appagata sete di felicità. Infatti la Bibbia annuncia la nascita del Messia come la guarigione dal grande Male, la grande «pandemia spirituale» che affligge l'umanità fin dalle origini e che ha portato nel mondo il dolore e la morte. Inoltre la Bibbia profeticamente annuncia: la venuta del Messia sarà una rivoluzione per il mondo, l'unico vero Grande Reset della storia (l'"atto politico" di Dio stesso). Certo, in apparenza gli eventi accaduti a Betlemme sembrano il contrario di una Rivoluzione che vince il mondo, perché non c'è un condottiero che irrompe come Alessandro Magno o Napoleone, con un formidabile esercito, ma viene alla luce un inerme bambino che oltretutto nasce in una miserabile stalla, da due umili genitori.

E ha attorno solo gente semplice come i pastori, commossi e stupiti. Un bambino così vulnerabile da trovarsi subito minacciato di morte e braccato da un sovrano crudele. Un bambino che, una volta cresciuto e iniziata la sua missione pubblica, non usa la forza, né i poteri o le ricchezze mondane degli altri re. Non ha neanche una dimora e subisce un supplizio da schiavo morendo ignominiosamente su una croce. Eppure poco prima aveva dichiarato «io ho vinto il mondo» (Gv 16:33) e aveva rivelato al procuratore romano di essere il Re dei Cieli. Pilato ne era affascinato, ma lo ritenne un illuso. Eppure, invece di essere dimenticato, come qualsiasi ingenuo sognatore, ha diviso la storia in due e miliardi di persone da duemila anni riconoscono in lui il Salvatore del mondo. Illusi anche loro? Un grande cristiano, Dietrich Bonhoeffer, scriveva: «Il trono di Dio nel mondo non è nei troni umani, ma negli abissi e nelle profondità umane, nella mangiatoia e nella croce. Qui vacillano i troni, cadono i violenti, precipitano i superbi, perché Dio è con gli infimi».

Bonhoeffer scriveva queste parole nel 1933 e aveva davanti a sé l'ascesa del nazismo a cui si oppose fino al martirio perché era certo dell'annuncio del Natale: «Non è un idillio familiare, bensì l'inizio di una conversione totale, di un riordinamento di tutte le cose di queste terra... un capovolgimento... è lo stesso bambino Gesù nella mangiatoia a compiere il giudizio e la redenzione del mondo: lui respinge i grandi e i violenti, lui rovescia i potenti dai troni, lui umilia i superbi... e innalza ciò che è umile e lo fa grande e glorioso nella sua misericordia».

 

 

Bonhoeffer parlava anzitutto del regime nazista che mirava a dominare il mondo. Chi fu un illuso, Bonhoeffer o Hitler? Hitler il cui sogno di dominio infatti fu abbattuto. Tutti gli imperi della storia sono stati (e saranno) abbattuti, ma l'inerme misericordia di Dio per gli uomini, il cui segno è la Chiesa (con i suoi martiri), mai. Resterà per sempre. C'era, a quel tempo, un'altra potentissima tirannia che dichiarò guerra a Dio e ai cristiani: il comunismo sovietico.

Nel febbraio 1945, a Jalta, quando qualcuno fece presente che il Papa voleva dire la sua parola sul futuro assetto europeo, Stalin replicò sarcastico: «Quante divisioni ha il Papa?». Voleva dire che il Papa è irrilevante perché conta solo la forza. In effetti chi rappresenta il Bambino di Betlemme non ha eserciti in questo mondo. Ma nel 1953, quando arrivò la notizia della morte del leader sovietico, il papa esclamò: «Ora Stalin vedrà quante divisioni abbiamo lassù!». Perché i poteri di questo mondo saranno sempre vinti dall'inerme Figlio di Dio. La nostra generazione è stata testimone di un fatto straordinario. Quella rivoluzione bolscevica che voleva essere il "Grande Reset" che avrebbe sradicato per sempre Dio dall'anima degli uomini e costruito in Russia un impero ateo, è crollata proprio il giorno di Natale del 1991. Esattamente trent' anni fa quel giorno la bandiera rossa fu ammainata dal Cremlino sostituita dalla bandiera della Santa Rus'.

C'è perfino un'altra "coincidenza" significativa: l'Urss cessò legalmente di esistere l'8 dicembre 1991, il giorno dell'Immacolata, come la Madonna aveva annunciato a Fatima profetizzando la rivoluzione bolscevica: «Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà». Non dimentichiamo che tutto era cominciato con l'elezione di Wojtyla e con la fuoruscita dal comunismo della Polonia ad opera di Solidarnosc: una rivoluzione incruenta e pacifica perché Walesa seguì la guida del Papa. Fu un evento mai visto, il "miracolo" più grande e inimmaginabile. Così, di conseguenza, anche a Mosca nessuno spargimento di sangue e nessuna guerra.

 

 

Questi eventi sono un monito per i "forti" che oggi in Occidente sognano altri "Grandi Reset" per costruire un mondo contro Dio e sopra la testa dei popoli e dei più deboli. Di recente un giornalista ha interrogato papa Bergoglio sul documento dell'Ue in cui si cancellava il Natale. Il papa ha risposto che sperava fosse ritirato (come è avvenuto) e ha aggiunto che «nella storia tante dittature hanno cercato di farlo, pensa a Napoleone, pensa alla dittatura nazista, comunista», ma «non funzionò»: l'inerme Bambino di Betlemme non è stato sopraffatto dagli "invincibili" poteri di questo mondo. Egli infatti compirà fino alla fine la promessa che Dio ha fatto agli uomini, specie quelli soli che si sentono abbandonati: «Il Signore stesso cammina davanti a te. Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà. Non temere e non perderti d'animo» (Deut. 31,8).