Il commento
Vittorio Feltri, lezione a Mario Monti: chi dice bischerate va smascherato, non censurato
Non mi sono mai illuso che la stampa fosse sempre libera di narrare la realtà. Quasi tutti i giornalisti italiani sono paraculi non perché disonesti e inclini a spacciare balle. Figuriamoci. Semplicemente si adattano alla linea della pubblicazione che li paga per essere diligenti, non tanto onde scrivere ciò che pensano anche perché il loro pensiero di norma si appiattisce sul conformismo. Ciò significa che i redattori e gli editorialisti sono liberissimi di attaccare l'asino dove vogliono i padroni, gente perbene, per carità, ma che è principalmente preoccupata dei propri affari. Gli editori in massima parte sono imprenditori che utilizzano i fogli di cui sono proprietari per fare favori ai politici e riceverne da essi. Il resto è retorica. Viviamo in un mondo in cui si intrecciano questioni economiche, personali, e la necessità di non urtare gli esponenti dei partiti. Negare tutto ciò significa chiudere gli occhi davanti alla complessità degli eventi umani. Intendiamoci, non sto sostenendo che i quotidiani siano asserviti ai grandi poteri, diciamo che si adattano ad essi per motivi alimentari.
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Libero è una eccezione nella prateria delle chiacchiere di Palazzo, benché qualche volta possa sembrare il contrario. Noi per esempio siamo contro le affermazioni di Mario Monti, già premier, che pretende che gli scribi e conduttori televisivi si attengano alle linee dettate dal governo a proposito di Covid e roba simile. Siamo persuasi che l'informazione, bene o male, possa intervenire su qualsiasi tema senza essere censurata o vincolata agli ordini superiori dell'esecutivo. I colleghi commentatori, almeno quelli non legati a consorterie, devono avere la facoltà di esprimere il proprio pensiero, indipendentemente dalla linea editoriale dei loro fogli. Altrimenti la carta scritta o i programmi televisivi rinuncerebbero alla funzione di divulgare opinioni a volte opposte. Tocca al popolo e a nessun altro stabilire se una idea o un'altra a proposito perfino del virus sia accettabile o no.
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La libertà è assoluta oppure non è libertà. Ovvio che chi racconta bischerate debba essere contrastato, ma con argomenti contrari e non per diritto divino. I colleghi di questo quotidiano non sono convinti di avere la verità in tasca, ci mancherebbe, ma quando apprendiamo che il governo impone una legge come la Presunzione di innocenza degli imputati, reagiamo indignati, anche perché da sempre evitiamo di condannare le persone prima che sia stata dimostrata in tribunale la loro colpevolezza. Tutti noi siamo dalla parte dei cittadini, anche di quelli perseguiti penalmente, a cui concediamo il diritto sacrosanto di non essere accusati di un reato fino a prova contraria. Pubblicare notizie che riguardano una inchiesta giudiziaria non è affatto scorretto, a condizione che non si dica che gli imputati non siano delinquenti finché la magistratura non ha emesso un giudizio definitivo. Cosicché noi continueremo a scrivere quello che accade in Italia pur nel rispetto di tutte le persone coinvolte nei fatti esposti. Già la nostra libertà è limitata dalla moda del politicamente corretto, che tende a vietare certe parole, ma verba volant, mentre gli accadimenti manent.