Ancora lui
Piero Fassino, il comunista che minimizza gli orrori dello stalinismo: compagni, che vergogna
Intervistato dal Riformista, Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera e già segretario di una delle ventisette sigle assunte negli anni dal partito che si vergognava di chiamarsi col nome che ben gli stava, e cioè comunista, dice che lo stalinismo ha «tra le sue tare i pogrom anti-ebraici». Le «tare». Tipo che le "politiche" anti ebraiche del Terzo Reich rappresentano una «tara» del nazismo. Tipo che le leggi razziali del '38 italiano rappresentano una «tara» del fascismo. Siamo ancora lì.
Con gli orrori perpetrati durante la lunga peste comunista passati per errori, per difettucci, insomma, e in questo caso non si tratta dell'annientamento ordinario di decine di milioni di esseri umani e dell'annichilamento di qualsiasi diritto nella più spavento sa repressione mai registrata nella storia dell'umanità: si tratta, per soprammercato, dei rastrellamenti, delle deportazioni e dell'assassinio degli ebrei in quanto ebrei nel nome della verità rivoluzionaria che legava a suon di baci sulle guance e di tanti bei rubli i comunisti di casa nostra ai macellai sovietici.
Si noti che l'intervista rilasciata da Fassino è per altri versi anche apprezzabile, almeno laddove riconosce qualche problemino nell'atteggiamento comunista sul diritto degli ebrei, e di quelli israeliani in particolare, di non essere sterminati: ma ha il vizio (potremmo dire la tara), di lasciarsi andare inconsapevolmente (inconsapevolmente?) a quello sproposito definitorio, le persecuzioni antisemite come semplici mende dello stalinismo. Evidentemente è ancora troppo presto (è passato soltanto un secolo...) perché i comunisti riconoscano che tra le altre bellezze della loro tradizione c'è anche il razzismo antisemita.