E il referendum?
Per Roma uno Statuto speciale mentre il Nord aspetta l'Autonomia: l'ultima beffa
Statuto speciale per Roma capitale «entro 5 mesi», promette la ministra Mariastella Gelmini in un'intervista al Messaggero. Il Campidoglio, ora guidato dal dem Roberto Gualtieri, avrà più poteri legislativi e più fondi a disposizione. Già da un decennio, in realtà, i contribuenti italiani versano al Comune della città eterna circa 300 milioni l'anno per ripagare i debiti, oltre 10 miliardi, mai saldati. Pare che tutte le forze politiche, presenti in Parlamento, siano d'accordo per dare «pieni poteri» a Roma. Bene, ogni capitale europea gode di uno status privilegiato. Tuttavia prima dell'Urbe, meriterebbero l'autonomia l'Emilia Romagna, la Lombardia, il Veneto. Nel 2017 due Regioni, appunto Lombardia e Veneto, chiesero ai propri cittadini attraverso un referendum consultivo - se volevano più autonomia, in base alla Costituzione, modificata dalla sinistra nel 2001.
Ebbene, gli elettori dissero sì. Soprattutto in Veneto, con un'affluenza ben superiore a quella delle recenti amministrative. Sono passati 1.500 giorni e quattro governi, ma l'autonomia è finita su «Chi l'ha visto?». Prima fu Gentiloni che prese tempo, poi toccò ai grillini frenare l'allora ministra Erika Stefani (Lega) che aveva addirittura stabilito delle cifre da destinare alle Regioni, in seguito arrivò al ministero incaricato il dem Francesco Boccia, il quale andò a Venezia e Milano, peccato che azzerò qualsiasi bozza di accordo fra i governatori e Palazzo Chigi. Adesso la patata bollente è nelle mani di Mariastella Gelmini, lombarda di Desenzano del Garda e favorevole (nel 2017) al "Sì" all'autonomia della sua regione.
Da settimane si racconta che «a settimane» arriverà la proposta dell'esecutivo sulle competenze da affidare ai governatori, con relativi fondi. Luca Zaia, ieri intervistato su Radio24, ha fatto un appello a Draghi, «che è persona pratica: può passare alla storia con una riforma storica, quella dell'autonomia». Ora vediamo se la ministra Gelmini riuscirà a far approvare il regionalismo differenziato insieme allo statuto speciale per Roma, «entro 5-6 mesi». Se la capitale arrivasse prima del Nord sarebbe una beffa, non tanto per Bonaccini, Fontana o Zaia. Ma per la democrazia.